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Il film da vedere nel weekend "Sin City 2", tra erotismo e ironia

Il film da vedere nel weekend "Sin City 2", tra erotismo e ironia
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Sono passati ormai nove anni da quando Robert Rodriguez, uno dei registi più divertenti degli ultimi anni, ha realizzato il suo Sin City ispirandosi ad una graphic novel di Frank Miller, che figura, peraltro, insieme a lui alla regia. Nello stile ultra-pop, sanguinolento, violento e colmo di erotismo e ironia tipico del fumetto, Sin City era riuscito a lasciarsi apprezzare per la sua ottima realizzazione artistica e, al tempo stesso, per la sua capacità di non prendersi mai troppo sul serio. Una delle costanti del cinema di Rodriguez è infatti l’ironia, che alleggerisce e rende surrealmente comici dei prodotti che altrimenti finirebbero per essere banali e noiosi film d’azione o di altro genere. Sin City, rispetto ai suoi altri prodotti, poteva contare su un comparto tecnico decisamente migliore, che sfruttava una buona fotografia e utilizzava in maniera intelligente alcuni strumenti cinematografici utili a ricreare il senso della graphic novel cartacea d’origine. Dal 2 Ottobre ci aspetta nelle sale il sequel del film: Sin City 2: Una donna per cui uccidere.

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A farla da padrone, le donne. Del primo film Sin City 2 sembra conservare le caratteristiche fondamentali, quelle che il pubblico insomma si aspetta. Entro una struttura narrativa piuttosto convenzionale e fumettistica che oppone buoni e cattivi, a farla da padrone sono le donne. Già nel primo film i personaggi femminili erano continuamente esposti, in modo forse un po’ misogino ma certamente voluto (come sempre in Rodriguez) e diventavano le vere eroine della situazione: sensualissime e discinte, le fanciulle di Miller e Rodriguez erano assassine letali ma dotate di un particolare senso dell’onore che, alla fine, le qualificava come personaggi massimamente positivi. Donne violente e attive, donne per cui uccidere, donne che fanno del proprio corpo un’arma, senza dubbio la più letale. Collocandosi come sequel logico e cronologico del film precedente, Sin City 2 completa la vicenda raccontata portandoci nel suo seguito immediato: si piange, ad esempio la scomparsa del detecitve Hartigan, uno dei protagonisti più amati del film originale.

Qualche riserva sulla scelta del 3D. Fa storcere un po’il naso la scelta del 3D, che ormai sembra essere diventato la regola per tutte le grandi uscite al botteghino. È vero che questa nuova tecnologia consente di portare effetti migliori alle scene d’azione o simili, ma bisogna riconoscere che non si tratta di un’esigenza cinematografica forte quanto piuttosto, al massimo, di una scelta di consumo. Un film come Sin City 2 non può che confermare una simile supposizione: uno degli elementi che rendevano il film del 2005 particolarmente originali era proprio la sua capacità di rendere per immagini lo stile e il senso della graphic novel. È evidente che cercare di riprodurre con la tecnologia 3D il linguaggio di un medium che è necessariamente bidimensionale è una contraddizione in termini. Anche se è comprensibile che il cinema ormai sia considerato un prodotto commerciale, bisognerebbe che il pubblico si rendesse conto che non sempre l’innovazione tecnologica porta a uno sviluppo positivo delle forme visuali: nel caso specifico del cinema, sembrerebbe che anzi l’introduzione della terza dimensione abbia portato a un appiattimento delle trame e a un interesse dedicato unicamente agli effetti visivi più estremi.

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