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Il film da vedere nel weekend Tom à la ferme, finalmente Dolan

Il film da vedere nel weekend Tom à la ferme, finalmente Dolan
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Regia: Xavier Dolan.
Cast: Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu, Manuel Tadros, Jacques Lavallée, Anne Caron e Olivier Morin.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

La carriera del giovane regista canadese Xavier Dolan è stata, sin dal suo primo lungometraggio proiettato a Cannes ormai un paio di anni fa, una continua sorpresa. Amatissimo dalla critica festivaliera (è reduce da una doppia vittoria proprio sulla croisette) anche se spesso accusato di essere troppo egocentrico, Dolan è ad oggi uno dei registi più apprezzati a livello mondiale per la quantità e la qualità di lavori prodotti in relazione alla sua giovane età. Fare un film all’anno è di solito segno di scarso impegno e poca rifinitura, ma nel caso di Dolan si potrebbe dire quasi il contrario. Ogni film appare più maturo e ben costruito del precedente, sulla strada di una ricerca autoriale che – per la verità già chiara nei suoi primi lavori – si va affinando sempre di più. Se lo scorso anno siamo riusciti ad avere in tempo record in sala il bellissimo Mommy, finalmente arriva in Italia il suo film precedente, Tom à la ferme, sicuramente il più atipico fra quelli realizzati finora.

Guillaume è morto. Tom, il suo compagno, si reca nella fattoria dei di lui genitori per presenziare al funerale. Qui si rende conto che la madre del ragazzo non era a conoscenza della loro relazione, né della sessualità del figlio. Francis, suo fratello maggiore, ne era invece informato. Omofobo e violento, l’uomo attrae Tom e fra i due si apre una pericolosa spirale di erotismo e paura. Un film campagnolo, ambientato in una fattoria, dove a dominare sono progressivamente colori alienanti e inquietanti. Dolan abbandona, per questo film, le atmosfere estetizzate tipiche dei suoi lavori e depotenzia il suo stile solitamente barocco e quasi esagerato per creare un film essenziale, duro, violento e seducente.

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Si tratta di una precisa scelta di campo, che probabilmente si deve al desiderio di adattare stile e contenuto. Dopotutto la vicenda di Tom e la sua relazione malata con Francis, dietro alla quale si situa quella (mai vista) con il defunto Guillaume, è rappresentata proprio con accenti che variano imprevedibilmente dall’inquietante al melodrammatico. È un film, questo, forse più "cinefilo" dei precedenti: in esso si individuano strizzate d’occhio ai grandi maestri del cinema, che appaiono studiati e rielaborati in maniera critica per dar forma ad un film unico nel suo genere e magneticamente affascinante.

I temi affrontati sono infatti simili a quelli dei grandi autori del thriller hollywoodiano (Hitchcock, naturalmente, in primis) ma vengono declinati da Dolan con la consueta attenzione alle tematiche queer e, in questo caso, all’omofobia in particolare. Protagonista silenziosa, ma non per questo meno fondamentale all’interno del sistema dei personaggi, è la madre di Guillaume. Topos fisso e immutato del cinema di Dolan, la madre è in questo caso portatrice di un silenzioso non sapere, di un’ignoranza generalizzata nei confronti della vita dei due figli. Il suo non conoscere, in realtà, è prima di tutto un non voler conoscere, che genererà gravissime conseguenze per tutti.

Un film nel complesso, assolutamente consigliato, soprattutto per l’occasione rara di vedere distribuito in Italia un regista che – a parte per Mommy – non è mai arrivato nelle nostre sale. Profondo e intelligente, Tom à la ferme nasconde in realtà molto più di quanto non si veda a un primo sguardo e merita di essere lungamente analizzato e profondamente compreso.

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