Mostra a Palazzo della Ragione

Gli ultimi giorni di Lorenzo Lotto

Gli ultimi giorni di Lorenzo Lotto

Gli ultimi giorni di Lorenzo Lotto. Si potrebbe immaginare un film sulla fine della vita di questo gigante della pittura rinascimentale che tanto legò i suoi destini a quelli di Bergamo. Nato a Venezia nel 1480, ha sempre fatto una vita nomade perché il suo talento non era ben visto in patria: in particolare quel grande despota che fu Tiziano, preoccupato dall’inquieto talento di Lotto, gli aveva messo contro anche l’Aretino con la sua penna devastante e sarcastica. Così, nonostante i mille tentativi di tornare, Lotto non riuscì mai a trovare pace e successo nella sua città (nell’ultimo soggiorno a fine Anni 40 cambiò ben sei case in pochi anni…).

Bergamo fu la sua patria d’adozione. E le Marche il suo rifugio. A Bergamo e nelle Marche trovava una committenza che lo stimava, che lo considerava per quel che valeva. Nelle Marche arrivò trentenne da Roma: nella città dei Papi aveva partecipato al cantiere delle Stanze di Giulio II, ma anche lì aveva dovuto fare i conti con un altro genio del tipo “faccio tutto io”: quello di Raffaello. Nelle Marche tornò a ripetizione, sino a quel 1552 quando, assediato anche da problemi economici, aveva iniziato a frequentare la Basilica della Santa Casa di Loreto. Per recuperare un po’ di denaro aveva deciso di mettere all’asta i quadri che si era portato da Venezia. Organizzò la vendita nella Loggia dei Mercanti di Ancona, pensando di racimolare 400 ducati. Ne raccolse 39…

Lotto è davvero un pittore che come pochi altri ha dovuto misurarsi con continue sconfitte, a dispetto della sua grandezza. Assillato dai conti, inquieto nell’anima come sempre, Lotto in questi ultimi anni iniziò anche a tenere con precisione quasi ragionieristica un Libro di spese diverse, in cui contabilizzava ogni minima entrata o uscita e da cui ci è possibile ricostruire con precisione tutta la sua attività come pittore negli ultimi anni.

Nel 1554, disarmato e povero, si decise così all’ultimo passo della sua vita: prese i voti ed entrò come oblato nel convento della Santa Casa di Loreto. Vi restò sino a quando morì, probabilmente nel 1557. Vi restò continuando a fare quello che sapeva fare, a servizio della Basilica: quadri che avrebbero dovuto ornare gli spazi solenni della grande chiesa, ma che forse non vennero mai appesi, come sembra di dedurre da quello che è l’ultimo, straordinario capolavoro di Lorenzo Lotto. È una rappresentazione della Presentazione al Tempio (conservata ancora al Museo attiguo alla Basilica), in cui si vede nella parte bassa la scena evangelica, stupenda e di una semplicità struggente, e nella parte alta un grande spazio vuoto di un’abside. È uno spazio strano, un po’ inquietante, sul quale si affaccia solo la figura furtiva di un frate che spunta dalla porticina a sinistra. Che sia Lotto è una pura suggestione; ma il pensiero che quelle pareti lasciate vuote raccontino l’ultima sconfitta di quel grande artista che fu Lotto stesso, è qualcosa più che una suggestione. L’abside è vuota come se i suoi quadri non fossero stati appesi, per chissà quale motivo.

Dell’ultimo Lotto si parla, perché un importante artista bergamasco, Gianriccardo Piccoli, ha voluto rendergli un grande e giusto omaggio con un ciclo di lavori che oggi sono esposti proprio nello stesso museo di Loreto. Questo ciclo, il 26 agosto arriverà a Bergamo, a Palazzo della Ragione. E arriverà insieme al famoso Libro delle Spese diverse, che non si è mai mosso da Loreto. Potremo così vedere quella commovente ed emozionate reliquia di quel genio inquieto che è stato Lorenzo Lotto.