Con il trailer

Il film da vedere nel weekend Angry Birds, dal famoso videogame

Il film da vedere nel weekend Angry Birds, dal famoso videogame
Pubblicato:
Aggiornato:

Regia: Clay Kaytis, Fergal Reilly.
Cast (voci): Jason Sudeikis, Josh Gad, Danny McBride, Maya Rudolph, Bill Hader, Peter Dinklage, Marcello Macchia, Alessandro Cattelan, Chiara Francini, Ike Barinholtz, Danielle Brooks, Keegan Michael Key, Jillian Bell, Tony Hale, Kate McKinnon, Hannibal Buress, Cristela Alonzo, Anthony Padilla, Ian Hecox.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Quando i primi smartphone arrivarono sul mercato (sono passati pochi anni, eppure sembra un’eternità), una delle caratteristiche che maggiormente contribuì a distinguerli dai loro predecessori sulla linea evolutiva della telefonia mobile era quella di avere uno schermo touch e di poter rimanere connessi alla rete per scaricare applicazioni di vario tipo. Fra questi due tratti esiste, come è stato notato da più parti, una correlazione strettissima. Tutte le funzionalità di quei nuovi device erano infatti collegata alla possibilità di toccare lo schermo, dando corpo all’idea – storicamente antichissima – di un’immagine tattile. Fra le applicazioni più scaricate dalla rete a livello di intrattenimento c’è senza dubbio quella di Angry Birds. L’idea di base è semplicissima: un gioco leggero basato su livelli autoconclusivi, visivamente molto colorato e accattivante.

 

giphy

 

Il successo è stato immediato ed esplosivo. Milioni di download in pochissimo tempo e, a livello mondiale, una vera e propria esplosione di merchandising dedicato alla serie. Imitazioni, sequel, perfino un fortunato crossover con Star Wars. Insomma, Angry Birds è diventato in breve una vera e propria pietra miliare dell’intrattenimento mobile. Cui fa seguito, in arrivo nei nostri cinema, un divertente lungometraggio. Un’isola sperduta e pacifica fa da sfondo alle apparentemente monotone esistenze dei suoi abitanti: gli uccellini. Tutti sembrano soddisfatti della loro condizione, meno un drappello di emarginati cui fa capo Red, autentica pecora nera dell’isola, allontanato fisicamente e silenziato a livello di espressione. Insomma, una vera e propria spina nel fianco, che gli altri abitanti mal sopportano. Almeno fino a quando l’invasione dei maialini verdi non mette a rischio la sopravvivenza della comunità.

Si è detto spesso (soprattutto recentemente) che una delle traiettorie più interessanti per riconsiderare il cinema contemporaneo è quella del suo rapporto con l’industria del videogioco. I tentativi in questa direzione sono stati diversi e quasi sempre fallimentari: è molto difficile adattare un videogioco al grande schermo, proprio perché viene meno quella caratteristica di interattività che è tipica del medium. Per fortuna in questa strana prova fornita dalla coppia di registi Keytis e Reilly, tutto sembra essere andato per il meglio. Siamo, è bene precisarlo subito, ben lontani da un nuovo caposaldo del cinema d’animazione internazionale, ma per una volta il risultato è piacevole e divertente.

2
Foto 1 di 4
3
Foto 2 di 4
5
Foto 3 di 4
6
Foto 4 di 4

Tutto ruota intorno alla rabbia. L’idea di fare un film sui sentimenti umani – anche i più bistrattati – non è certo nuova: ci ha pensato molto recentemente il pluripremiato Inside Out. Eppure si tratta di un elemento così radicato e universale all’interno della psicologia umana che sorprende quanto poco se ne sia parlato a livello cinematografico. Tutti ci arrabbiamo (più o meno spesso), eppure sono davvero pochi i lungometraggi dedicati esclusivamente o quasi a questo tema. Il linguaggio dell’animazione ci fa pensare ai bambini, ma la rabbia ha la fortuna (o sfortuna?) di essere un sentimento profondamente intergenerazionale.

Il senso metaforico del film non sta allora tanto nella contrapposizione fra uccelli e maiali (come pure si potrebbe pensare), ma si assesta sull’elogio che viene fatto alla rabbia. Sì, perché è solo a partire dal loro essere angry che i protagonisti riescono a mettere in moto la catena di eventi che porterà alla risoluzione della vicenda. Come a dire (e c’è davvero da essere d’accordo), che il mondo è bello perché vario e anche una sana arrabbiatura ogni tanto non può che far bene, soprattutto se giustificata.

Seguici sui nostri canali