Il film da vedere nel weekend La grande scommessa, brillante
Regia: Adam McKay.
Cast: Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling, Steve Carell, Marisa Tomei, Melissa Leo,Tracy Letts, Hamish Linklater, John Magaro, Byron Mann, Rafe Spall, Jeremy Strong, Finn Wittrock, Max Greenfield, Karen Gillan, Selena Gomez, Billy Magnussen, Al Sapienza.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
Negli ultimi anni lo spettro della crisi economica ha infestato le nostre esistenze di cittadini e risparmiatori. In parte, certo, è ancora così. Eppure, a guardarsi indietro sembra passato un secolo dal tracollo della finanza americana che ha trascinato gli Stati Uniti e l’Europa tutta in una profonda recessione economica dalla quale solo in questo ultimo periodo sembriamo riemergere non senza fatica. È sorprendente che una nazione abituata a riflettere sulle proprie debolezze abbia impiegato così tanto tempo a produrre una narrazione coerente che cercasse di scavare alla radice di quel grandissimo fallimento monetario. I motivi possono essere diversi: il fenomeno è ancora in atto, gli interessi in gioco sono troppo elevati per potersi permettere di lavorare liberamente su un’opera di finzione che tratti questi temi. Sta di fatto che finalmente il regista Adam McKay, classe 1968 originario di Filadelfia con all’attivo una serie di titoli non certo indimenticabili, è finalmente riuscito nell’impresa portando sui nostri schermi La grande scommessa.
Il film risale la corrente del fallimento bancario a partire dal 2005, quando le condizioni dell’economia statunitense non lasciavano apparentemente immaginare un tracollo di quelle dimensioni. Michael Burry, in un contesto idilliaco di compravendita selvaggia e mutui firmati ad un ritmo vertiginoso, decide di sfruttare a suo vantaggio le possibilità offerte dal sistema per scommetterci contro. Nell’ironia generale, Michael si rende infatti conto che l’epoca della voracità è destinata a concludersi a breve. Il protagonista di questo interessante lungometraggio è allora una sorta di predestinato: egli è in grado di leggere le tensioni sottocutanee e le debolezze del capitalismo post-informatizzato e di prevedere la crisi ancor prima che appaia.
In effetti, la scoperta di questa falla nel sistema è fortuita e casuale, ma il pragmatismo (tipicamente americano, perché l’antidoto viene sempre creato da chi genera il male) di Michael gli permette di vincere la sfida con la bolla del mercato immobiliare, che di lì a poco sarebbe esplosa provocando un rovinoso effetto domino. Sulla carta, un film come La grande scommessa è una sconfitta in partenza: raccontare un tracollo finanziario non è certo facile, anche perché la materia è vista dai non addetti ai lavori come un insieme di termini aridi e cifre incomprensibili. L’idea di farci un film è di per sé stessa una scommessa, che il regista riesce a vincere, dominando con grande maestria una cast di tutto rispetto (Brad Pitt, Christian Bale, Ryan Gosling fra gli altri).
Tutto si gioca, ovviamente, sul filo della regia: McKay è abile nell’evitare di fornire un resoconto autocelebrativo dell’american way of life o una critica aspra e senza mezzi termini di un sistema tentacolare che ha portato al collasso migliaia di risparmiatori. Intendiamoci, l’ironia per fortuna non manca, altrimenti si sarebbe corso il rischio di produrre un esteticamente eccellente resoconto giornalistico e non un film dal grande valore di intrattenimento come invece è quello che ci viene proposto in questa occasione. Il miglior pregio de La grande scommessa è quella di prendersi il rischio di raccontare una storia tipicamente statunitense con le armi di una narrazione che ha poco o nulla a che fare con le regole del racconto americano standard. Questa è una grande sfida per un regista e McKay è riuscito a vincerla in pieno. Considerando lo stato non certo roseo della sua filmografia precedente si tratta di un apprezzabile passo avanti, che lascia ben sperare per il futuro.