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Il film da vedere nel weekend Truth, quanto costa la verità

Il film da vedere nel weekend Truth, quanto costa la verità
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Regia: James Vanderbilt.
Cast: Cate Blanchett, Robert Redford, Elisabeth Moss, Topher Grace, Dennis Quaid, Stacy Keach, Bruce Greenwood, Dermot Mulroney, John Benjamin Hickey, David Lyons, Rachael Blake, Lee Anne Ford, Hiroshi Kasuga, Martin Sacks, Andrew McFarlane, Steve Bastoni, Nicholas Hope, Natalie Saleeba, Aaron Glenane.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Il periodo che ha seguito l’attacco terroristico alle Torri Gemelle nel 2001 è stato colmo di tensioni e problemi che ancora non sono stati completamente riassorbiti. L’invasione del Medio Oriente, alla ricerca prima di Al Qaeda e poi di misteriose armi di distruzione di massa, ha progressivamente fatto precipitare l’apprezzamento internazionale per l’amministrazione Bush, dopo un primo exploit dovuto con ogni probabilità al desiderio di vendetta per l’attacco subito. In questo contesto si colloca anche lo scandalo della prigione irachena di Abu Ghraib, le cui immagini shock vennero rivelate per la prima volta nel corso della trasmissione televisiva 60 minutes. Lo stesso programma, solo due anni dopo, avrebbe prodotto un servizio fortemente problematico circa la relazione fra il presidente Bush e la Guardia Nazionale Aerea ai tempi del Vietnam. Protagonisti nella redazione CBS di questa querelle furono il conduttore Dan Rather e la produttrice responsabile del servizio Mary Mapes.

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A partire da questo evento reale e fortemente connotato della recente storia americana, il regista James Vanderbilt, alla sua prima prova dietro la macchina da presa, imposta un film solido e dalle classiche reminiscenze statunitensi. Vanderbilt, per dovere di cronaca, non è però nuovo al mondo del cinema, avendo già firmato sceneggiature fortunate come quelle di Al calar delle tenebre e soprattutto Zodiac. L’aspetto più interessante del suo lavoro è quello che riguarda la sua (imprevista) capacità di creare un film che per aspetto e struttura sembra rubato all’epoca d’oro del cinema hollywoodiano (anni Quaranta-Cinquanta) senza farlo sentire fuori tempo massimo. Certo, si potrebbe criticare, come è stato fatto, la scelta di prendere posizione e di non aver realizzato un film politicamente corretto, in un certo senso; ma bisogna sempre ricordare che si sta parlando di eventi da poco conclusi e che, a dirla tutta, non hanno ancora finito di estendere le loro conseguenze sul presente.

Ma provando ad allargare lo sguardo, una volta appurato che il film funziona ed è coinvolgente, la cosa che appare con maggiore evidenza è il tentativo di tratteggiare un tipo di informazione, questa davvero fuori tempo, che ormai non esiste più. Provando a sintonizzarsi sui principali network televisivi americani se ne ha la conferma: il giornalismo coraggioso, capace di sfidare le leggi del senso comune e soprattutto di cercare le notizie scomode, anche a costo del proprio posto di lavoro, è ormai un oggetto da museo. Probabilmente mai arrivato in Italia, sta ormai scomparendo velocemente anche negli Stati Uniti, anche grazie alla proliferazione di un’informazione dal basso che contribuisce a colmare le lacune del sistema.

 

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Bisogna riconoscere, senza dubbio, che forse il film di Vanderbilt aggiunge poco o nulla di nuovo a un discorso che sta ormai prendendo piede da qualche tempo. Sicuramente però si deve registrare il merito di aver creato un prodotto efficace, ben strutturato e di grande impatto, soprattutto nella seconda parte, dove tutte le narrazioni lasciate interrotte o semplicemente accennate, vengono riprese per convergere verso il finale. Un film quindi decisamente consigliato, che, oltre a intrattenere senza difficoltà la maggior parte del pubblico (esclusi forse i più giovani), potrebbe portare interessanti elementi di riflessione.

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