Critiche a Miss Capitale della Cultura, il Comune si smarca: «Il concorso non è nel palinsesto»
Il comitato "BergamoBeneComune" ha duramente criticato l'evento: promuoverebbe una visione discutibile delle donne
Non ha fatto neanche in tempo ad andare in scena, che già l'evento di "Miss Capitale della Cultura", in programma per giovedì 20 luglio al Balzer Globe, ha attirato delle critiche: quelle di "BergamoBeneComune", che l'ha annoverata tra le «manifestazioni obsolete e di dubbio gusto». Come a rincarare la dose, il comitato spontaneo di cittadini ha chiamato pure in causa i membri femminili della Giunta Gori, domandando loro come abbia potuto un evento di questo tipo essere inserito nel pannello culturale di Bergamo e Brescia. In realtà, come precisato dall'Amministrazione, ciò non è mai avvenuto: il logo è stato semplicemente utilizzato, a suo dire, in «modo improprio» sul volantino.
Le critiche sulla "donna oggetto" e il "catwalking"
Ma cos'è che non va proprio bene a questo gruppo? Innanzitutto, il concorso è inquadrato nel contesto di Miss Italia, una manifestazione che per i membri porterebbe avanti quella visione di "donna oggetto" tipica di un periodo della società che sarebbe ormai superato da tempo. Inoltre, c'è l'osservazione sul cosiddetto "catwalking", in origine termine neutro che indica il modo di sfilare di modelle e aspiranti reginette - un piede davanti all'altro con eleganza, come i gatti -, ma diventato per molti negativo, relativo a ragazze e donne che camminano tra gli sguardi di un pubblico giudicante.
«In un momento in cui quotidianamente da televisioni e giornali ci giungono notizie di femminicidi ed episodi di violenza contro le donne, che senso ha continuare a proporre manifestazioni obsolete e di dubbio gusto nelle quali la bellezza del corpo femminile viene considerata come un fattore di merito e di giudizio [...] continuando a propinare lo stereotipo diseducativo e deleterio [...] della donna-soprammobile?» si chiedono i membri del comitato.
L'intervento della direttrice del carcere? Non basta
L'evento era stato incluso nel programma della Capitale della Cultura anche per via dell'intervento, durante la serata, della direttrice del carcere di Bergamo Teresa Mazzotta. Nel suo discorso, dovrebbe sensibilizzare sulla situazione di difficoltà delle donne in carcere, così come nel loro reinserimento nella società. Una motivazione che, però, per BergamoBeneComune non basterebbe a giustificare una kermesse di questo tipo.
«Non può certo bastare a giustificare l’inserimento nel palinsesto questo presunto “risvolto sociale” ottenuto semplicemente mettendoci la pezza dell’intervento della direttrice del carcere. [...] Possiamo comprendere che alcune ragazze cresciute ed educate con simili esempi (citano le donne oggettificate in televisione, ndr) possano ancora pensare di partecipare ad una manifestazione ormai vecchia e diseducativa come Miss Italia, ma non che questo venga spacciato per cultura, perché semplicemente non lo è».
La presa di distanza del Comune
Rispetto al concorso, il comitato ha chiamato anche in causa l'assessore alla Cultura, Nadia Ghisalberti, così come quello alle Pari opportunità Marzia Marchesi, alle Politiche sociali Marcella Messina e all'istruzione e Politiche per i giovani Loredana Poli. «Continuiamo a chiederci: di quali valori culturali questa città intende farsi portatrice ed esempio?».
In seguito, è arrivato sul Corriere Bergamo il chiarimento da Palazzo Frizzoni: «Gli organizzatori possono chiamare la serata in questo modo, ma non è un evento ufficiale, non possono usare il logo - ha dichiarato il Comune -. La manifestazione non è nel palinsesto della Capitale».