L'efferato omicidio di Giovanni Battista Loglio racchiuso in un libro
L'opera sarà presentata venerdì 18 ottobre al Centro pastorale di Gandino. Tra le sue pagine la storia del maestro ucciso in piazza nel 1907
Nel centro della piazza di Barzizza, frazione di Gandino, campeggia ancora una lapide commemorativa in onore di Giovanni Battista Loglio, ucciso a 43 anni nel 107. L'uomo, ricordato per lo «spirito moderno di educatore e cittadino» (era infatti il maestro del paese), fu vittima di uno dei più efferati omicidi mai avvenuti nella Valle.
La sua storia è ora raccontata in un libro intitolato Il delitto Loglio - cronache di una tragedia rusticana, scritto da Pietro Gelmi e Cristian Savoldelli per la collana Libri Rai e corredato dalle illustrazioni di Simona Maestroni. Il volume sarà presentato venerdì 18 ottobre alle 20.45 nell'Auditorium Maconi del Centro Pastorale di Gandino.
Cosa è successo
Il libro prende le mosse da quel giorno di luglio del 1907, quando il corpo dell'uomo, orrendamente sfigurato a colpi di pietra, fu rinvenuto da un contadino. «Il Loglio - sottolineano gli autori nel tracciarne il ricordo - aveva appena diciotto anni quando iniziò a insegnare, e subito si fece amare dai propri alunni e apprezzare dai loro genitori. Per il suo carattere mite e gioviale, ma al tempo stesso fermo e deciso, che non amava gli intrallazzi e le mezze misure, godeva di grande stima in tutta la Valle».
L'uomo era vicino politicamente al Partito o Unione liberale, di cui era in Valle un punto di riferimento, e, per il suo carattere «tutto d'un pezzo» entrò in collisione con il curato locale, don Domenico Milesi, che con metodi spregiudicati imperversava a Barzizza, rivestendo anche il ruolo di assessore comunale e allargando i suoi interessi al mondo materiale.
Il processo e i colpevoli
Il processo indetto in tempi brevi portò alla sbarra, prima a Bergamo e successivamente a Cremona, quattro imputati: Gioachino Castelli, Pietro Picinali, Alessandro Suardi e lo stesso don Domenico Milesi, accusato (con il supporto di numerositestimoni) di «aver eccitato o rafforzato la risoluzione di commettere l'omicidio da parte degli altri accusati, promettendo assistenza o aiuto da prestarsi dopo il reato». Gioachino Castelli fu condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione, mentre 11 anni e 8 mesi toccarono a Pietro Picinali.
Assolti Alessandro Suardi e don Domenico Milesi, per il quale la Corte d'Assise fece una votazione che si concluse con 4 voti di colpevolezza, 5 di assoluzione e 3 schede bianche. Un verdetto contrastato che anche a distanza di oltre un secolo lascia negli autori non pochi dubbi e perplessità. Don Milesi non tornò più a Barzizza e si ritirò come prete libero a San Giovanni Bianco, il suo paese natale, dove morì per crisi cardiaca poco più di un anno dopo la fine del processo, nel 1909, all'età di 54 anni.
I documenti
Il libro di Gelmi e Savoldelli propone un'attenta analisi del contesto sociale in cui maturò l'efferato delitto, le piccole-grandi omertà locali, l’intreccio di interessi e retroscena anche scabrosi. È frutto di una ricerca che negli anni ha riguardato decine di archivi storici locali e quelli di Gazzetta Provinciale, Corriere della Sera, Giornale di Bergamo, La Provincia di Brescia, L'Eco di Bergamo, Il Tempo e La Stampa. L'opera è dedicata alla memoria di Iko Colombi, studioso gandinese morto nel 2020.
Delitti e non solo
Nel corso della serata di venerdì 18 ottobre verrà proposta anche la nuova edizione di un opuscolo dedicato agli scotöm (sopprannomi) vecchi e nuovi di persone e famiglie gandinesi. È diviso in tre parti. La prima riguarda i soprannomi correnti, ed è stata curata dall’imprenditore gandinese Piero Colombi, con un paziente e meticoloso lavoro di ricerca a tutto campo. La seconda e la terza parte concerne invece i nomignoli storici, raccolti dal Gruppo Archivistico Parrocchiale, composto da Pietro Gelmi, Cristian Savoldelli e Gustavo Picinali.