28 settembre 2017

Lione, è già da album dei ricordi

Lione, è già da album dei ricordi
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È stato come a Natale. No, di più. Almeno Natale arriva una volta l’anno. Qui erano ventisei anni che si aspettava una serata così. Ventisei maledettissimi anni. Tra Serie A e Serie B, tra lotte salvezza e lotte promozione, tra vittorie e sconfitte, tra soddisfazioni e bocconi amari. Sempre lì, dietro alla Dea e ai suoi capelli mossi dal vento, aspettando che quel vento soffiasse verso la direzione giusta. E finalmente è successo.

 

 

Lione, 28 settembre 2017. Nel dubbio segnatevela sull’agenda la data. Perché poi verranno Nicosia e Liverpool (e chissà che altro... Non lo diciamo), ma Lione resta il Natale del ritorno europeo in trasferta nerazzurro. Un regalo scartato con l’ansia dell’attesa, la trepidazione compagna di ogni grande evento. Esageriamo? No, macché. Spiegarlo a parole è difficile, però.

Ci hanno lasciato soltanto uno spicchio del loro bellissimo stadio, ma noi l’abbiamo riempito all’inverosimile. Tremila persone. Seimila mani che battevano all’unisono, seimila occhi che seguivano il pallone, tremila bocche che urlavano gli stessi cori. Pèl de poia, vera. E il viaggio, quella carovana interminabile di quaranta pullman che ribollivano di passione ed esplodevano di entusiasmo.
Poi, finalmente, lo stadio e la partita. Uno spettacolo.

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C’è chi dice che nella massa si perde l’identità: probabilmente non ha mai tifato. Perché in realtà, tifando, l’identità diventa massa. Diventa unione, condivisione, scambio. Canti, salti, urli, balli, ridi, piangi, abbracci tutti quelli attorno a te, compagni di un viaggio emozionale di novanta minuti (più recupero). Basta vedere le bellissime foto che pubblichiamo qui per capirlo. Istantanee di una bellezza fugace, ricordi di una serata che ha voluto dire tanto per tutti quelli che l’Atalanta ce l’hanno tatuata nel cuore. Un tour emozionale fatto di sguardi che raccontano una storia racchiusa in una partita di pallone.

Stefano Pagnoncelli, un tifoso atalantino molto attivo sui social e tra i primi a raggiungere Lione (è partito martedì, in treno, insieme alla sua famiglia), giovedì mattina ha scritto su Facebook: «Entrerò in punta di piedi in quello stadio meraviglioso e in qualunque modo finirà sarò immerso in quel sogno. Il pensiero vola a chi non sarà qui a vivere questa emozione, al mio papà che mi seguirà dalla tv, alle migliaia di tifosi che avrebbero meritato un settore in più. [...] Oggi è il giorno che attendo da sempre». Per qualcuno, forse, può sembrare eccessivo. In realtà è l’ennesima conferma di come il pallone, in questo caso l’Atalanta, non sia altro che una magnifica parentesi nelle vite di tante persone.

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Quell’esplosione al gol del Papu, quelle tremila persone diventare un tutt’uno, un’ onda compatta e indistinta, un enorme e stupendo grumo di gioia che è uscito dal Groupama Stadium ed è arrivato fino a Bergamo, travolgendo l’intera città, è il ricordo più bello di questa serata appena vissuta. Il momento che resterà, insieme alle foto, ai video dell’inviato Fabio Gennari che abbiamo postato a ripetizione sul nostro sito e sulla nostra pagina Facebook, alle testimonianze di chi era a Lione e anche di chi è rimasto a casa, sebbene con il cuore fosse là. Un pareggio da Atalanta, con la maglia sudata. Sempre.

 

 

Sembrava fosse Natale. Anzi, ancora meglio.

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