Il lusso di Dubai, al fresco
Dubai ha presentato il progetto della prima città satellite a clima controllato. Un'area coperta di 450 ettari con tetto in vetro apribile e il più grande shopping center al mondo, pensata come la prima opera di una serie che, entro la fine del secolo, andrà a modificare la vivibilità delle maggiori città del pianeta.
Si chiamerà Mall of the World, si svilupperà su un asse di 7 chilometri circa e ospiterà un centinaio di hotel, grattacieli dotati di ogni comfort, un parco familiare a tema, una serie di passeggiate all'aperto a temperatura controllata e un centro benessere di 3 ettari. Le immagini pervenute mostrano anche la presenza di un centro commerciale di 750.000 metri quadri, di un quartiere dei teatri costruito a immagine del West End londinese e di Brodway e un settore riservato ai momenti di grande ufficialità, pensato come La Rambla di Barcellona.
La convenienza di avere un clima controllato è ancora da dimostrare, ma la previsione di un'utenza di 180 milioni di turisti l'anno deve aver fatto ritenere alla società che ha progettato il tutto, la Dubai Holding, che ne valesse la pena. Un soggiorno di una settimana, senza bisogno di auto e senza dover fare i conti col clima del deserto (in un posto in cui le estati superano anche i 40 gradi).
I primi commenti sul web non sono esattamente entusiasti. Gizmodo.fr, illustrando la novità, confessa di aver pensato - ma forse perché ha invertito le temperature - che si tratti dell'avanguardia dell'inferno sulla terra. Ma già il figlio del famoso re saudita che aveva seguito il colonnello Lawrence gli aveva detto che sono gli europei ad amare il deserto, perché non ci devono vivere. Loro, gli arabi, amano i giardini con le fontane e i gelsomini.
Prendiamola così: come una nuova al-hambra grande come SoHo a New York, dove tutti siano felici di vivere, comprare, scambiarsi partecipazioni finanziarie.
La cosa che colpisce maggiormente, in tutta la faccenda, è l'aspetto decisionale: non è ancora nota la data di consegna della città chiavi in mano. Ma è probabile (una malignità, questa) che avvenga prima che sia costruita la linea ferroviaria tra Malpensa e Milano.