In provincia di Piacenza

È nato il Museo della Merda Non ridete, è una cosa seria

È nato il Museo della Merda Non ridete, è una cosa seria
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«Ma questa è un’opera di merda!». Solitamente, quando in un museo si sente un visitatore esclamare parole del genere, non è mai una bella cosa. In tutti i musei tranne che in uno, in cui una frase del genere altro non sarebbe se non la naturale reazione di fronte alle esposizioni: il Museo della Merda. Controllate pure il calendario, oggi non è l’1 aprile, e non siete erroneamente finiti su lercio.it; questa notizia è vera, ed è molto più significativa di quanto possa sembrare.

L’intuizione del signor Locatelli. Gianantonio Locatelli è un imprenditore agricolo di Castelbosco, nel piacentino, e nei suoi 600 ettari di terreno si dedica all’allevamento di 2.500 vacche, il cui latte viene poi utilizzato da aziende terze per produrre il Grana padano. L’azienda del signor Locatelli si distingue dalle altre per un motivo in particolare: vengono pensati e applicati il più possibile strumenti e accorgimenti che rendano il lavoro e la produzione sempre più economicamente sostenibile e capace di generare benessere, ordine ed equilibrio ambientale. Che nella pratica significa, per fare un esempio notevole, una propria produzione di energia elettrica: dal letame del bestiame, con processi legati alla trasformazione del metano, si riescono ad ottenere 2 Megawatt di energia ogni ora, per 24 ore al giorno e per 365 giorni l’anno. Dallo sterco di animale, quindi, vien fuori l’elettricità consumata in azienda durante tutto l’anno. Non male.

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La nascita del Museo della Merda. Da ciò, il passaggio successivo è immediato: perché non proporre a tutti questo modo intelligente e sostenibile di ottenere energia? E poi, perché non sfruttare anche l’arte per quest’esposizione del concetto, così da rendere il tutto più fruibile e accattivante? Su questo secondo punto l’immediatezza forse è un po’ meno evidente, ma tant’è, la proposta ha riscosso fin da subito un notevole interesse, tanto che da lunedì 27 aprile, a Castelbosco, ha aperto un museo interamente dedicato allo sterco di animale, il Museo della Merda appunto.

L’esposizione si divide in due differenti aree: la prima riguardante alcune rappresentazioni artistiche, rispetto alle quali sono finora trapelate indiscrezioni a proposito di scarabei stercorari, considerati divini dagli egizi (nonché simbolo del museo), esempi di utilizzo dello sterco per la costruzione di architetture nelle più lontane culture del pianeta, dalle antiche civiltà italiche all’Africa, passando per opere storico-letterarie come la Naturalis Historia di Plinio, fino alle sperimentazioni più attuali e alla produzione artistica che tocca l’uso e riuso di scarti e di rifiuti; e la seconda riguardante esempi tecnico-scientifici di riutilizzo di una materia che, eccezion fatta per la concimazione, fino ad ora non ha mai trovato particolari margini di riutilizzo. Si parla, oltre che del già citato metano, anche di materia grezza per intonaco, e mattoni attraverso sistemi di nuova concezione che, oltre a ridurre l’inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso. Ospite d’eccezione, ma non è ancora certo, dovrebbe essere il fossile di escrementi di dinosauro più antico che sia mai stato rinvenuto.

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Il Museo della Merda si trova nella Frazione Campremoldo Sopra, località Castelbosco 29010 Gragnano Trebbiense (PC). È aperto il sabato e la domenica da maggio ad agosto 2015 su appuntamento, chiamando il numero tel +39 0523 787357.

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