Le nuove bellissime scoperte

A Pompei era tempo di melograni Un'iscrizione riscrive la storia

A Pompei era tempo di melograni Un'iscrizione riscrive la storia
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«Era a Miseno e teneva personalmente il comando della flotta. Il 24 agosto, verso l'una del pomeriggio, mia madre lo informa che spuntava una nube fuori dell'ordinario sia per la grandezza sia per l'aspetto. Egli dopo aver preso un bagno di sole e poi un altro nell'acqua fredda, aveva fatto uno spuntino stando nella sua brandina da lavoro ed attendeva allo studio; si fa portare i sandali e sale in una località che offriva le migliori condizioni per contemplare il prodigio».

Sono le righe celebri di Plinio il Giovane che in una lettera a Tacito racconta la fine di suo zio Plinio il Vecchio sotto la lava del Vesuvio a Pompei. Sono righe che nessuno aveva mai messo in discussione e che quindi datavano la più celebre eruzione della storia alla fine estate dell’anno 79 dopo Cristo. C’erano dettagli che agli archeologi non tornavano tanto, perché nelle ricerche erano stati rintracciati troppi resti di melograni, che maturano più tardi in periodo autunnale. Non solo, in molte case erano stati notati i segni di bracieri accesi, evidentemente per scaldare le case dai primi freddi di stagione. Ora quei dubbi hanno trovato una casuale e clamorosa conferma su un muro della Casa dei Giardini. Gli archeologi hanno trovato una scritta lasciata a tempo perso da qualche operaio al lavoro nella casa. Ebbene per quella scritta in carboncino che grazie alla bomba di lava si è fissata al muro e non si è polverizzata come sarebbe stato naturale, sappiamo che a metà ottobre Pompei era ancora una città viva. Quindi si può desumere che, restando affidabile l’indicazione del giorno 24 avanzata dal giovane Plinio, il mese sia da intendere invece ottobre.

 

 

Insomma i dubbi degli archeologi hanno trovato una conferma in uno degli ambienti che sta regalando la scoperta di nuovi bellissimi affreschi con scene di natura. In questo modo Pompei continua ad essere una fucina inesauribile di sorprese e dopo gli anni delle polemiche per la cattiva gestione e manutenzione ora il clima è completamente cambiato. Oggi gli scavi avanzano a gran ritmo e stanno aiutando a ricomporre l’immagine di una città che stava vivendo in quel periodo un momento molto particolare della sua storia.

 

 

Era una delle città più ricche sotto il governo di Roma, con un retroterra agricolo fertilissimo che ne aveva permesso il grande sviluppo. Nella Casa dei Giardini c’erano operai al lavoro: uno dei tanti cantieri che in quel periodo erano aperti a Pompei. Ci si è chiesto il perché. Uno dei maggiori studiosi, Fabrizio Pesando, ha avanzato recentemente un’ipotesi: in quel periodo Pompei stava riprendendosi da un pesante terremoto che l’aveva colpita nell’anno 63. Per questo erano aperti tanti cantieri di ristrutturazione. Ed è per questo che Pompei era così ricca di locande e luoghi dove si offriva ospitalità, cosa che aveva sempre incuriosito gli studiosi e che non si ritrova in nessun altro contesto archeologico. A Pompei c’erano tantissime maestranze venute da fuori e i lavori fervevano in quel 24 ottobre del 79 quando quella nuvola fuori dall’ordinario spuntò dal cratere del Vesuvio.

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