Il bellissimo quartiere medievale

Posti fantastici e dove trovarli L'antico (e papale) fascino di Viterbo

Posti fantastici e dove trovarli L'antico (e papale) fascino di Viterbo
Pubblicato:
Guide: Lonely Planet, Rough Guides, Touring Club.

 

Viterbo, città mistica e dimenticata dal turismo mainstream, è un centro dalle origini antichissime, come sottinteso nel nome latino "vetus urbs", che risale alla notte dei tempi. Tanti sono i reperti etruschi ritrovati nei dintorni, mentre la città di oggi, circondata da una possente cerchia di mura, porta in sé i segni di un passato segnato da papi, vescovi e cardinali, transitati di qui lasciando ciascuno la propria testimonianza nelle innumerevoli chiese e nei nobili palazzi presenti nel centro storico, segni di epoche diverse della storia e della storia dell’arte. Spesso chiamata “Città dei Papi”, Viterbo serba ancora le tracce del ventennio (dal 1257 al 1281) in cui divenne sede pontificia al posto di Roma, come deciso da papa Alessandro IV per allontanarsi dal clima di persecuzioni e sommosse che si respirava nella città eterna. Uno dei monumenti più conosciuti della città è, infatti, il Palazzo Papale. Edificato nella metà del 1200, è una sintesi architettonica del periodo di transizione dall'arte romanica al gotico, come evidente di fronte al loggiato, dove gli archi a tutto sesto si alternano a colonnine binate e ad archi gotici. Questo edificio è anche un luogo di grande importanza storica: oltre a essere stato, nel periodo in cui la città era fulcro del potere papale, sede di numerosi conclave, fu anche il luogo dove questo termine fu coniato, nel 1271, dall’unione delle parole latine "cum clave", per identificare l'assemblea dei cardinali delegati a eleggere il nuovo pontefice. Sulla stessa piazza in cui si trova il Palazzo Papale si innalza anche il Duomo, di cui l’anonima facciata rinascimentale lascia nascosta la struttura romanica dell'interno, illuminata da un magnifico mosaico.

 

 

Poco lontano dal Palazzo Papale ci si ritrova in un quartiere medioevale che non ci si aspetta, quasi intatto, con le case costruite utilizzando il “peperino”, la pietra grigia locale, tra le quali spuntano le torri di alcune costruzioni e il chiaroscuro delle arcate dei "profferli", le scale esterne caratteristiche dell'architettura medioevale viterbese. E poi le fontane di peperino, una su ogni piazza, di epoche diverse. Bellissime quelle gotiche a forma di fuso, del XIII secolo, ricordo del periodo papale. Non a caso, del resto, Viterbo è stata chiamata la «città delle belle donne e delle belle fontane», dalla leggendaria Galiana alla mitica Giulia, la bella Farnese sorella di Paolo III che fu amante di Rodrigo Borgia e che proprio a Viterbo trascorse una parte della sua vita. Una passeggiata in questa zona del centro è un’immersione nel passato, tra piazze e vicoletti dai nomi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato.

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Il resto del centro storico è costituito da vie puntellate di negozi, perfette per una giornata di shopping intervallata da una visita a una della tante chiese cittadine. Due passi fuori città ed ecco, poi, altre meraviglie, come Villa Lante della Rovere e San Martino al Cimino. La prima è un magnifico giardino rinascimentale costruito su progetto dell'architetto Jacopo Barozzi da Vignola, dove cinque livelli digradanti di fontane, incastonate in un'attenta simmetria, fanno da sfondo ai grandi giardini all'italiana e alle due palazzine gemelle con gli interni decorati da splendidi affreschi. San Martino al Cimino, invece, è il principato voluto da donna Olimpia Pamphilj, dove, nella ristrutturazione architettonica del borgo, il Borromini ripete la forma di nave di Piazza Navona, per circondare la bellissima abbazia cistercense che domina Viterbo dall'alto dei monti Cimini. Per chi, poi, avesse occasione di visitare la città dei Papi durante la primavera, da non perdere “San Pellegrino in fiore”, che per qualche giorno trasforma il quartiere medievale in un grande giardino urbano. A settembre, poi, la città si anima per la ”macchina di Santa Rosa”, un baldacchino di oltre trenta metri di altezza che trasporta per le strade Santa Rosa, patrona di Viterbo, la vigilia della sua festa, il 4 settembre.

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