Pterosauro nel logo del Museo Caffi ma l'idolo indiscusso è il mammut
Un’immagine un po’ ingessata nel tempo non ne ha minato il successo: è uno dei luoghi più visitati del panorama culturale della città. Per il suo centesimo compleanno, però, il Museo Caffi, quello di scienze naturali, in Piazza Cittadella, che ha conquistato tutti i bergamaschi fin da bambini con la riproduzione del mammut all’ingresso, si è fatto il maquillage. E si è imbellettato di iniziative, che culmineranno nella grande mostra sui dinosauri «Noi abbiamo cento anni, loro molti di più», ai primi di marzo. La novità epocale è all’ingresso: il portone con scalinata e accesso dal primo piano ha lasciato il posto a un’entrata adiacente alla porta che collega piazza Cittadella con piazza Mascheroni. Sono stati recuperati tre spazi, cento metri quadri circa, che in precedenza erano utilizzati come deposito di materiali. Biglietteria e informazioni fungono da benvenuto, come in tutti i musei del mondo.
Una rivoluzione copernicana, in sostanza. Di più: è cambiato il logo. Basta farfallona colorata sopra la M ma una stilizzazione dell’Eudimorphodon ranzii, pterosauro di epoca triassica, tra i più antichi rettili volanti rinvenuti al mondo, conservato nelle sale del museo. Nulla a che vedere con l’impatto scenografico del mammut, però, che continuerà a fare da locomotiva della fantasia.