Quel binario davanti a Sciesopoli L'emozionante video di Parolini
Un binario davanti all’ingresso di Sciesopoli. E sopra quel binario un tronco di ciliegio disteso e ferito, che ha vagamente preso forme umane. È l’installazione che un artista bergamasco, Ivano Parolini (artista che era stato inserito nella top ten degli artisti bergamaschi da BergamoPost) ha voluto dedicare a questa Giornata della Memoria.
Ma è bene fare un passo indietro. Il luogo per cui l’installazione è stata immaginata è infatti luogo dalla fortissima carica simbolica: Sciesopoli a Selvino era infatti uno dei più grandi orfanotrofi d’Italia, dedicato al patriota milanese del Risorgimento Antonio Sciesa, morto durante le insurrezioni contro gli Austriaci nel 1850. Come ha ricostruito Aurora Cantini, «al termine della Seconda Guerra Mondiale, dall’autunno del 1945 all’autunno del 1948, la “Sciesopoli” divenne la Colonia Ebraica, e offrì ospitalità, rifugio e ritorno alla vita a circa 800 bambini ebrei orfani sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Le organizzazioni partigiane ed ebraiche, che li avevano raccolti, li portarono lassù, per ritornare alla vita, prima di riprendere il loro viaggio e giungere finalmente in Palestina. Erano bambini perlopiù polacchi, ungheresi, rumeni». Nel 1948 i bambini partirono per Israele e Sciesopoli passò in gestione al comune di Milano che ne fece una colonia estiva, “Stazione climatica di montagna” per i bambini disagiati e con difficoltà economiche, denominandola “Pio Istituto di Santa Corona”.
Ma è il passaggio di quegli 800 bambini che ha segnato la storia di Sciesopoli. Ed è qui che Ivano Parolini ha immaginato un’installazione forte e significativa. Sul binari lungo 15 metri, simbolo dei treni che partivano verso i campi, è stata adagiata una scultura lignea, scolpita da Giampaolo Pasini, 46 anni di Piario, in un bosco vicino. È Parolini stesso a spiegare la dinamica di un gesto che è stato filmato: «È il tronco di un ciliegio in cui è stata scolpita la gigantesca effigie di un uomo. Una vita “demolita” dal taglio, scorticata e bruciata, metafora di quanto avvenuto nella realtà per milioni di ebrei».
L’immagine del tronco è infatti fortemente drammatica: tagliandolo l’artista ha voluto scolpire la forma di gambe e piedi, che nel momento della caduta del tronco si sono spezzati dando forma all’immagine di una vera ferita. Il giorno della presentazione un giovane trombettista Cesare Maffioletti ha suonato le note del silenzio, poi Parolini ha disposto che decine di palloncini si levassero verso il cielo.
«L’uomo-albero di Ivano Parolini» ha spiegato la curatrice Sandra Nava, «è un possente simulacro di una laica “deposizione”. L’installazione appare un insieme di “reperti” sfuggiti al tempo e qui lasciati». L’installazione Relitti è visitabile oggi, 27 febbraio dalle 10,30 alle 16,30. Nell’ex orfanotrofio è stata anche ospitata una mostra fotografica curata dallo storico Marco Cavallarin e dall’archivista Bernardino Pasinelli.