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Sognando l'Europa

E Gasp indiavolato trascina tutti

E Gasp indiavolato trascina tutti
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È iniziata con il commovente saluto a Mino Favini, è finita con la gente dell’Atalanta incredula davanti a tanta bellezza. L’armata nerazzurra ha ritrovato in panchina il suo condottiero dopo due giornate di squalifica e ha inanellato la tredicesima vittoria in campionato mandando in visibilio i 15mila del Comunale. Nonostante la pioggia, i sostenitori orobici non hanno smesso un attimo di incitare la squadra e pazienza che il tabellone luminoso snocciolava la goleada della Lazio a Pescara: dopo la sconfitta dell’Inter a Torino con la Juventus, Bergamo e la sua gente vivranno un’altra settimana in Europa. Il quinto posto, grazie al gol di Pinilla nella gara di andata su rigore proprio contro i meneghini, permette alla Dea di star davanti ai milanesi.

 

 

Il prepartita: acqua, freddo e Mino Favini. La mattinata orobica era iniziata con freddo e nebbia, più o meno dall’ora di pranzo la pioggia aveva iniziato a cadere incessante, ma è a ridosso della gara che sulla zona del Comunale ha iniziato a scendere in modo fitto e continuo. Nonostante le condizioni climatiche da coniglio, polenta, camino acceso e Sky o Mediaset alla tv, circa 15mila sostenitori si sono presentati sugli spalti per incitare la squadra in una gara sulla carta facile ma ricca di insidie. Prima del fischio d’inizio, dalla zona Pitch View è spuntato Mino Favini. In occasione del compleanno numero 81, la società ha deciso di farlo entrare in campo prima della partita al fianco del presidente Percassi e rivedere l’ex responsabile del settore giovanile avanzare lentamente a braccetto del numero uno orobico ha colpito tutti al cuore. Noi di BergamoPost, nelle scorse settimane, avevamo raccontato di alcuni problemi fisici ai tendini delle gambe per via di un farmaco che Favini stava assumendo, le sue condizioni si salute non sono le migliori e in tribuna parecchi tifosi se ne sono accorti. La Curva Nord ha omaggiato il piccolo Mago di Meda con uno striscione significativo: «Favini, il tuo lavoro pilastro della nostra storia» e l’ex dirigente ha ringraziato i tifosi con ampi gesti di affetto e lo sguardo emozionato. Durante la lettura delle formazioni, Favini ha lasciato lentamente il campo per accomodarsi in tribuna d’onore, dove ha poi assistito alla partita.

 

 

I 90 minuti di gioco: tutto troppo facile. Pronti, via e dagli spalti i tifosi hanno subito potuto ammirare lo spettacolo. Dei colori nerazzurri in Curva e nel resto dello stadio, certamente. Ma soprattutto in campo, dove i giri del motore orobico hanno subito iniziato ad andare a mille. Dopo una manciata di secondi Pisacane, terzino del Cagliari vecchio stile, ha subito attaccato le caviglia del Papu con la leggerezza di un Rottweiler arrabbiato, suscitando le proteste della Creberg. Ma allo scoccare del quinto minuto la solita azione di Conti a destra dopo il cambio campo e con cross basso a cercare compagni liberi ha permesso al capitano della Dea di spaccare lo 0-0. Gomez sulla fascia da capitano aveva scritto: “La creatività è contagiosa, trasmettila”, con tanto di foto di Einstein. Se non bastava il messaggio, il concetto è stato rimarcato dopo circa 15 minuti di partita con quella palombella a giro che si è incastonata all’incrocio dei pali nemmeno fosse un diamante sull’anello più importante. Per una frazione di secondo, lo stadio è sembrato sospeso e mentre la palla tagliava l’aria, i sogni dei tifosi nerazzurri si sono fatti realtà: l’Atalanta resta in vetta e lo fa con una facilità quasi disarmante.

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Gasperini furioso, simbolo di una squadra vincente. Mentre il pubblico festeggiava con ancora settanta minuti da giocare, sotto la tribuna è iniziata un’altra partita. Il tecnico dell’Atalanta Gasperini, nonostante l'influenza lo avesse un po’ debilitato, ha iniziato a mostrare chiari segni di nervosismo per una manovra che non filava come avrebbe voluto. Prima con Conti, poi con Kessie, poi con Spinazzola e via via con tanti altri giocatori, il suo carattere grintoso è venuto fuori al massimo e il motivo è soltanto uno: il tecnico della Dea vuole vedere la sua squadra andare sempre avanti nella proposizione del gioco. Dalle tribune e dalla curva, lo spettacolo nello spettacolo è andato avanti per parecchi minuti e solo quando la vittoria era ormai certa e lo scorrere delle occasioni (Kurtic, Kessie, Cristante e Petagna nel solo secondo tempo) lasciava sereni, il “Conte-style” del tecnico torinese ha lasciato spazio al controllo della classifica e ai sogni della gente con l’Atalanta proiettata in vetta. «Guarda la Lazio, serve un Parolo storico per vincere a Pescara», commentava qualcuno sotto la nostra postazione: nessun centrocampista aveva mai segnato un poker in Serie A, ai capitolini è servito questo mezzo miracolo per stare davanti alla Dea.

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Il post partita e la serata: Atalanta quinta. «Che bello è, ritornare in trasferta, per andare in Europa, a veder l’Atalanta» è la litania del sogno che la Curva lancia a più riprese, e basta volgere lo sguardo alle tribune per capire che quella distesa di ombrelli, impermeabili e camouflage intrisi di pioggia (forza Comune, avanti con ‘sto bando: non è ammissibile che la metà del pubblico di Bergamo debba prendersi una polmonite allo stadio) è la cartolina di un sogno. Al fischio finale, Gasperini imbocca il tunnel dello spogliatoio a mani alzate mentre Bergamo invoca l’Europa; in serata la sconfitta dell’Inter a Torino certifica il quinto posto della Dea. Con lo scontro diretto a favore, a parità di punti oggi l’Atalanta è davanti alla squadra di Pioli. Quindi al quinto posto. Quindi in Europa. Quindi padrona assoluta del suo destino. I tifosi lo sanno e guardando il solco scavato alle spalle con una certezza: avanti così, un passo alla volta, per scrivere la storia.

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