Una serata da ricordare

Cara Juve, questa è Bergamo e noi siamo il popolo della Dea

Cara Juve, questa è Bergamo e noi siamo il popolo della Dea
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Da dove parto? La partita con la Juve è finita ormai da un po’ ma mica riesco a dormire. Una bella camomilla sembrava risolutiva e invece, mannaggia a me, mi sono rivisto due bei pezzi di partita. Perché? Ho voluto capire se è tutto vero. Non il pareggio, quello è un apostrofo numerico su un quadro da sogno chiamato Europa. Ho voluto capire, piuttosto, se tanta bellezza è reale. Concreta. Se anche in tv è passato il messaggio che ho letto allo stadio: Bergamo, l’Atalanta e la sua gente sono letteralmente in paradiso.

 

 

Lo stadio alle 18, l’attesa e le speranze. Questo strano venerdì di campionato è iniziato con la notizia che Gasperini se la giocava senza punte. Contro Chiellini e Bonucci (due bei marcantoni) il genio di Grugliasco ti piazza Gomez, il più piccolo della combriccola. Fin dalle 18, orario di apertura dei cancelli, sugli spalti e in sala stampa non si parlava d’altro. Chissà quali pensieri passavano nella testa di Gasp in quei momenti. Tra un raviolo e uno gnocchetto allo zola (divini, veramente divini) l’attesa per il match è passata velocemente, mentre fuori il traffico bloccava la città e dentro l'impianto il puzzle nerazzurro si componeva pian piano. Una partita così, in un momento così e con l’Atalanta protagonista di una classifica così, non poteva non essere attesa. In Curva Pisani e in Curva Morosini, macchie bianconere a parte, è stato tutto un brulicare di sogni e speranze che minuto dopo minuto si avvicinavano al fischio d’inizio. I fortunelli del Pitch View avevano i protagonisti a due passi e forse sono queste le gare dove è davvero bello essere lì. Tutti gli altri, in tribuna o allo scoperto, hanno benedetto il cielo (celeste e non plumbeo) sperando che uno squarcio d’azzurro potesse arrivare anche sul rettangolo verde dove (formazioni alla mano) la Juve rischiava di vincere facile.

 

 

Il Bandierone, la corografia in Morosini e il 5-5-0 di Gasp. A ridosso del fischio d’inizio, la miglior Juventus possibile (in campo c’erano gli stessi undici che hanno tritato il Barcellona) sembrava veramente imbattibile, ma quando la Morosini ha dato vita alla bella coreografia luccicante e in Pisani è comparso il Bandierone tutto è stato più chiaro. Signori, questa è Bergamo e noi siamo l’Atalanta. Non penserete mica di venire a fare una gita? Con buona pace di tutti quelli del “tanto la Dea si scansa”, la partita è iniziata subito con l’Atalanta in avanti e la Juventus a mendicare gioco in qualche angolo del prato smeraldo. I tifosi hanno subito fatto la propria parte, clima elettrico e occhi sgranati sul campo hanno accompagnato tutto il primo tempo in un crescendo di speranze che al gol di Conti ha vissuto il suo momento di massima espressione. «Ce la stiamo facendo!» sembravano urlare tutti.

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L’autorete, la paura, il furto e il fallo non visto. Dopo la ripresa del gioco, la sensazione che la Juve potesse svegliarsi dal torpore era diffusa. Eppure la prima palla gol, ancora una volta, è stata dell’Atalanta. Per rimettere le cose a posto c’è voluta una punizione di Pjanic messa in porta (quella sbagliata) da Spinazzola: autorete incredibile, sfortuna cosmica e tutto che sembrava finire alle ortiche. La paura di perdere è subito montata, Berisha in almeno quattro occasioni è stato decisivo ed è accaduto pure l’incredibile: i tifosi atalantini, quelli che a più riprese hanno intonato il coro «Chi non salta juventino è» per capire dove stavano appollaiati i sostenitori della Vecchia Signora, hanno visto dal vivo una delle rare volte in cui un arbitro ha danneggiato la Juve. Cross di Alex Sandro, spintarella di Bonucci a Toloi (che poteva pure essere sanzionata) e brasiliano che salta con il braccio alto toccando il pallone con la mano. Guida assegna il rigore ma l’assistente vede un fuorigioco che non c'è. I colleghi della carta stampata juventina si sono subito lanciati alla ricerca di conferme da amici e colleghi a casa, senza però usare la stessa minuzia (purtroppo) nel sottolineare che Guida avrebbe dovuto annullare il gol di Dani Alves per una spinta su Spinazzola: l’errore dell’atalantino è quello di non cadere, ma l’ex Barcellona commette fallo.

 

 

Il gol di Freuler, la lezione di Allegri e la domanda de L’Eco. Il gol di Freuler al novantesimo quasi scoccato ha ripristinato un risultato che, per quanto si è visto in campo, è giusto (un tempo ciascuno, un punto ciascuno) ma sono le modalità con cui è stato costruito che hanno mandato ai matti l’intero popolo nerazzurro. Il pallone sulla destra per Hateboer di Petagna è stato perfetto (giocata decisiva), l’olandese ha tagliato al centro per lo svizzero e dopo due rimpalli vinti ecco il pareggio. E quei rimpalli li vinci solo se hai forza, ardore e tanta grinta. Nel dopo partita, quando lo stadio era ormai vuoto e i clacson di giubilo degli atalantini erano ormai lontani, il tecnico della Juventus si è dimostrato un grande sportivo: «L’episodio del rigore? È stato ininfluente» ha dichiarato Allegri in sala stampa. Poco dopo, quando è arrivato Gasperini con un sorriso che andava da Sarnico a Caravaggio, abbiamo cercato di entrare nelle pieghe della gara ed è anche successo che un collega de L’Eco abbia posto una domanda a cui Gasperini ha risposto. Che si sia finalmente risolto lo scontro diplomatico tra il tecnico e il quotidiano locale? Lo speriamo tutti, ma staremo a vedere. In una serata magica vissuta con grande trasporto, non c’è stato nulla fuori posto. Tutto è troppo bello da raccontare, tutto è emozionante. Adesso un paio di giorni di stacco (per i giocatori, mica per noi) e sotto con l’Udinese. Intanto vediamo cosa fanno le avversarie, consapevoli che il vantaggio resta importante. Sono le 2.15, l’adrenalina pian piano scende ma una cosa ve la voglio dire: visti dal vivo, siamo qualcosa di meraviglioso. Tutti, indistintamente. Tifosi, anziani, bambini, ragazzi e ragazze. L’Atalanta che sta navigando verso l’Europa è davvero stupenda.

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