Il ragazzo che ferma gli sconosciuti e raccoglie i loro volti e le loro storie
Immaginatevi questa scena: state camminando per la strada e all’improvviso arriva un ragazzo con una macchina fotografica che vi chiede se può scattarvi una fotografia. Voi acconsentite, poi vi mettete a parlare con lui e per qualche ragione gli raccontate un pezzetto della vostra vita, magari proprio quella situazione che vi preoccupa e di cui non avete parlato con nessuno o quella novità che vi rende molto felici o quel cambiamento che vi spaventa. Finita la chiacchierata vi salutate: ognuno torna sulla sua strada. Ma il vostro volto e la storia che avete deciso di raccontare vengono pubblicate, insieme ad altre migliaia, su una pagina Facebook seguita da milioni di persone. Il pubblico le legge, commenta, condivide. C’è chi si immedesima in voi, chi spende una parola di conforto, chi a sua volta racconta la propria storia.
Humans of New York. Una pagina Facebook di questo tipo esiste. Si chiama Humans of New York, è attiva dal 2010 e conta attualmente più di 18 milioni di follower. Brandon Stanton è l’ideatore e fotografo; proveniente dal mondo della finanza, dopo un licenziamento, Stanton ha deciso di trasferirsi a New York e di seguire un ambizioso progetto: raccontare la città utilizzando i volti e le storie dei suoi abitanti. Per farlo utilizza un blog online, un’omonima pagina Facebook e da qualche mese una seconda pagina Facebook, Humans of New York – The Series, i cui contenuti non sono più fotografie ma brevi documentari; in questo caso le storie delle persone ruotano attorno ad un tema generale, che può essere l’amore, il denaro, l’indipendenza, e così via. Stanton ha pubblicato anche due libri, divenuti subito best seller.
Premiere episode of the Humans of New York series.
Filmed over four years. Taken from 1200 interviews.
New York City, one story at a time.Pubblicato da Humans of New York: The Series su lunedì 28 agosto 2017
Le storie delle persone. Dopo sette anni di lavoro, il modus operandi è rimasto intatto: Stanton incontra sconosciuti per strada, ascolta le loro storie, le documenta e le regala al pubblico. Il fotografo sceglie le persone da intervistare seguendo principalmente due criteri: persone che siano sole, magari sedute su una panchina o appoggiate ad un muro, e che non abbiano fretta. Approcciare gli sconosciuti non è facile: Brandon riceve anche molti rifiuti. Il segreto per instaurare una conversazione autentica è avere genuino interesse ed empatia per la persona che si ha di fronte. Così, chi decide di aprirsi, lo fa raccontando storie spesso intime e profonde, che in qualche modo riguardano ogni essere umano. Il pubblico che guarda, legge e ascolta si immedesima: ecco la principale ragione del grandissimo successo del progetto. Stanton lo spiega in questo modo: «Uno dei poteri più grandi che abbiamo è vedere noi stessi nelle altre persone. Se ci mettiamo a parlare delle nostre opinioni e filosofie troviamo sempre una ragione per non essere d’accordo. Ma se condividiamo le storie troviamo moltissime connessioni, anche se le nostre opinioni sono diverse».
Stanton ha avuto l’opportunità di fotografare anche uomini importanti per gli Stati Uniti, tra cui, ad esempio, Barack Obama. Con persone famose, però, il lavoro risulta più complicato: «Nelle persone cerco le vulnerabilità e l’autenticità; i politici e i personaggi pubblici non si mostrano quasi mai in questo modo. Ho intervistato molte persone famose ma le storie più potenti sono quelle della gente comune che incontro per strada».
New episode of Humans of New York: The Series, featuring intimate and surprising conversations with strangers on the streets of New York City. This week's theme is 'Home.'
Pubblicato da Humans of New York: The Series su Mercoledì 6 settembre 2017
L’impegno umanitario. Brandon Stanton ha deciso di affiancare al suo lavoro da storyteller un forte impegno in ambito umanitario. Con il supporto delle Nazioni Unite ha viaggiato in più di venti Paesi, documentando situazioni di vita problematiche, restando sempre fedele al suo metodo di lavoro. Il fotografo si è occupato anche della crisi dei migranti, con particolare attenzione all’attuale situazione europea. Stanton si è trovato di fronte a persone, storie e visioni della vita molto diverse. Ma c’è qualcosa che accomuna tutti gli esseri umani: «Sembra che ovunque le persone vogliano le stesse cose: educazione, sicurezza e una famiglia; la differenza è nel fatto che molti non hanno alcun modo di ottenere queste cose». Inoltre, il successo del suo blog fa sì che egli sia in grado di raccogliere fondi significativi in pochissimo tempo, che vengono di volte in volta utilizzati per portare aiuto in diverse situazioni emergenziali.
Umani a Milano. Il lavoro di Stanton è stato imitato in moltissimi paesi. Anche in Italia sono nate diverse pagine che si propongono di raccontare gli esseri umani. Tra queste, ad esempio, Umani a Milano. Il lavoro su Milano è stato racchiuso anche in un libro: Umani a Milano – Uomini e donne non illustri che attraversano e fanno grande una città. Su Facebook si trovano pagine che seguono esattamente lo stile di Stanton: Humans of Rome, per citarne una, racconta le storie della gente della capitale; la pagina è seguita da 200 000 persone. Anche a Bergamo è nata una pagina Humans of Bergamo, che è però rimasta attiva soltanto nel 2016. Una cosa, in ogni caso, è certa: Brandon Stanton ha dimostrato che ogni essere umano ha qualcosa di interessante da dire. E, cosa forse più importante, che ci sono milioni di persone disposte ad ascoltare.