Il restauro della Basilica della Natività a Betlemme
A settembre dello scorso anno, è iniziato il restauro della Basilica della Natività a Betlemme, la più antica tra le chiese di Terra Santa e del mondo, che conserva il luogo dove si pensa sia nato Gesù. I lavori per la ristrutturazione del tetto sono stati affidati alla Piacenti Spa di Prato per la particolare competenza dell’azienda toscana nelle strutture lignee. Il costo dell’operazione si aggira attorno ai 2,7 milioni di euro. L’intervento dovrebbe essere terminato entro Natale di quest’anno, anche se al momento non ha causato alcun problema alla regolare vita religiosa e turistica in quanto gli artigiani operano principalmente durante la notte pur riuscendo a lavorare anche di giorno grazie a particolari strutture che isolano il tetto dal resto della basilica.
Le condizioni della Chiesa richiedevano ormai da molto tempo interventi di ristrutturazione. La copertura del tetto è piena di infiltrazioni e quando piove l’acqua può arrivare sulle pareti della chiesa danneggiandole, anche la fuliggine di candele e incenso che per secoli sono stati impiegati durante le funzioni non hanno aiutato alla conservazione del luogo sacro. Per non parlare dell’umidità che mette a rischio i mosaici. La struttura della chiesa è stata anche consumata dal sole e dal vento, oltre che da funghi e termiti. Lo stato di decadimento è così noto che nel 2012 la chiesa è stata inclusa dalle Nazioni Unite nella lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo.
I lavori sono partiti dopo una lunga fase di studi compiuti da un gruppo di università italiane capitanate da quella di Ferrara, in collaborazione con La Sapienza di Roma, il CNR IVALSA di Firenze e l’Università di Napoli Federico II. Al momento il restauro si sta svolgendo sul tetto della basilica, dove i tecnici stanno operando con nuove metodologie pur cercando di seguire i metodi di 1500 anni fa, per non intaccare la natura della struttura. Per esempio le capriate non sono state smontate ma è stato inventato un sistema per sostenere il tetto riuscendo così a sostituire solo le parti che sono ormai troppo danneggiate. Il lavoro principale è quello di eliminare l’argilla che gli Ottomani misero al di sotto degli strati di piombo per proteggere le travi in legno. L’argilla è stata il punto debole della struttura, perché ha consentito all’acqua di infiltrarsi e alle termiti di insediarsi nel legno e divorarlo. Si è così pensato a una soluzione alternativa, posizionando lana italiana, fissata attraverso piccoli legni, per creare un sistema di aereazione in grado di far seccare qualsiasi goccia d’acqua eventualmente penetrata. Per tenere assieme legni e piombo i tecnici hanno riadoperato i chiodi originali dell’epoca di Giustiniano, ancora in buono stato e funzionali.
Non ci sarebbe stato nessun restauro senza l’aiuto del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas che è riuscito a convincere e a metter pace, almeno per questa buona causa, tra tutte e tre le confessioni cristiane che da secoli condividono la custodia della chiesa – la greco ortodossa, l’armena apostolica e l’ordine francescano della chiesa di Roma. I soldi per finanziare il progetto sono stati raccolti dalla comunità internazionale e vengono amministrati dai palestinesi, in modo tale che dei tre custodi, nessuno possa rivendicare maggiore credito o diritti.
La prima fase di edificazione della chiesa risale attorno al 330 per iniziativa di sant’ Elena e dell’imperatore Costantino quando i cristiani per volontà dello stesso Costantino possono cominciare a costruire edifici ecclesiali. A causa della rivolta dei Samaritani nell’anno 529 la basilica viene rasa al suolo e dell’antica struttura si conservò solo la pavimentazione a mosaico. Sarà Giustiniano a promuovere una nuova costruzione, e l’edificio da lui voluto è quello che appare ai nostri occhi oggi. Le altre modifiche all’assetto originario sono quelle del periodo crociato, in cui si modificano tutte le chiese della Terrasanta. Il primo intervento di restauro risale intorno al 1479 quando Filippo III di Borgogna finanziò l’iniziativa, la Repubblica di Venezia fornì il legno e i carpentieri e Edoardo IV di Inghilterra donò il piombo per la copertura del tetto. A questi lavori seguono quello di carpentieri greci intorno al 1679 e da operai Ottomani dopo il terremoto del 1834.
La Basilica della Natività, insieme alla basilica dell'Annunciazione di Nazaret e alla chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme è ogni anno visitata da milioni di turisti e fedeli.