Rosetta incontra la sua cometa
Ci sono festeggiamenti in corso, all’European Space Operations Centre di Darmstadt. Perchè mercoledì 6 agosto è stato il giorno di un appuntamento importante. Il rendez-vous è quello che ha fatto conoscere la cometa 67P/Churyumov–Gerasimenko al satellite Rosetta.
Il satellite è partito da tanto, tanto lontano, per vedere come è questa cometa. Ci ha impiegato dieci anni, per toccare un punto dello spaziotempo abbastanza favorevole da permettergli di studiarla un po'. Ma è solo ieri che i due si sono guardati negli occhi (si fa per dire): Rosetta è entrata nell’orbita di 67P/Churyumov–Gerasimenko e si è posizionata a soli cento chilometri di distanza. È la prima volta che un dispositivo artificiale si avvicina così tanto a una cometa, dicono gli annali della storia astronomica.
Al satellite, chiamato con il nome della stele egizia che ha fornito la chiave per la decifrazione dei geroglifici, è stato assegnato il compito di studiare la composizione chimica del corpo celeste. Enrico Flamini, capo dell’Agenzia Spaziale Italiana, spiega che «ora stiamo entrando nel vivo della missione scientifica di Rosetta. A breve tutti gli strumenti a bordo incominceranno a funzionare in maniera ottimale. Ci daranno un quadro più preciso dell'ambiente di polveri e gas che circonda il nucleo della cometa, così come del suo campo magnetico residuo, e seguiranno la formazione della coda».
A Novembre, il lander (navicella spaziale, ndr) Philae si poserà sulla superficie della cometa. I dati che invierà alla Terra saranno utili per capirne di più sull’origine del Sistema Solare: gli elementi che costituiscono le comete, infatti, sono gli stessi della nebulosa da cui ha tratto origine casa nostra. Il suo è un nome che deve essere, e sarà, un nome parlante: come la stele, anche il satellite Rosetta sarà per noi strumento di decifrazione.
La cometa. Nel 1969, mentre era impegnato nell’osservazione della cometa 32P/Comas-Sola 67, lo scienziato ne ha scoperta per caso un’altra, che è stata chiamata P/Churyumov–Gerasimenko – per i profani, però, sarà sempre “la cometa di Rosetta”. Appartiene alla famiglia cometaria di Giove e il nucleo ha un diametro di 4 km. La sua temperatura superficiale è di – 70°C. Il dato è stato rilevato proprio da Rosetta, che tra il 13 e il 21 luglio 2014 ha effettuato le prime misurazioni tramite lo spettrometro VIRTIS. Poiché la temperatura è relativamente alta, la superficie non è ricoperta di ghiaccio, bensì di polvere. Rosetta ci ha inoltre rivelato che 67P/Churyumov-Gerasimenko rilascia nello spazio l’equivalente di due bicchieri di acqua per secondo.
E il suo satellite. Rosetta fa parte di un progetto dell’Agenzia Spaziale Europea. Nel gruppo dei ricercatori che si sono occupati della sua costruzione si contano anche scienziati italiani, i quali hanno realizzato otto dei ventuno strumenti che compongono il dispositivo. Anche il nome del lander, Philae, è stato dato da una italiana. Il satellite è stato lanciato nello spazio il 2 marzo 2004 e ha viaggiato per dieci anni (terrestri), incrociando due asteroidi, il 2867 Steins nel 2008 e il 21 Lutetia nel 2010. Il 20 gennaio 2014 è si è svegliato da una ibernazione durata quasi tre anni e ha inviato alla Terra un messaggio tramite l’account twitter@ESA_Rosetta: il suo «Hello, World!» è già entrato nella storia. Durante gli ultimi otto mesi ha cominciato a studiare la cometa, fornendoci i primi dati e inviandoci le prime immagini, realizzate con il sistema Osiris (Infrared Remote Imaging System).