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Scatti decisivi per l’estate di Astino con le fotografie di Olivo Barbieri

Alcune delle immagini esposte hanno fatto parte di “Viaggio in Italia”, il progetto di Luigi Ghirri

Scatti decisivi per l’estate di Astino con le fotografie di Olivo Barbieri
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Bergamo non si ferma e guarda con fiducia alla ripresa delle sue attività, incluse quelle espositive. Dopo i mesi difficili vissuti a causa della pandemia, la Fondazione Mia, nel rispetto delle norme e dei protocolli, ha deciso di proporre per l’estate 2020 la mostra fotografica che negli anni è diventata per Astino un appuntamento fisso e molto seguito, anche come segno di rinascita e di ripartenza attraverso la cultura.

Protagonista dell’appuntamento del 2020 è Olivo Barbieri. L’esposizione “Early works 1980-1984”, partita venerrdì 26, presenta per la prima volta insieme 35 fotografie realizzate dal grande autore emiliano agli inizi degli anni Ottanta raffiguranti prevalentemente l’Italia, dai grandi centri urbani alle piccole città, colte nei momenti di vita quotidiana dei suoi abitanti. Un’occasione unica per scoprire la serie cult di immagini, quasi interamente inedita, da cui è iniziato il fortunato percorso artistico di Olivo Barbieri, che ha segnato una stagione straordinaria della fotografia italiana. Alcune delle immagini esposte hanno fatto parte di “Viaggio in Italia”, il progetto ideato nel 1984 da Luigi Ghirri – ancora oggi considerato un manifesto per le nuove generazioni – che, riunendo venti giovani fotografi di allora, ha lavorato alla possibile ridefinizione dell’idea di paesaggio e contemporaneamente a un ripensamento del fatto fotografico. “Viaggio in Italia” ha rappresentato una svolta decisiva per la fotografia italiana, e non solo, segnando un profondo mutamento all’interno di questo linguaggio, di cui Barbieri è stato uno dei protagonisti più incisivi.

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Foto 1 di 3
Sabbioneta, Mantova 1982 001
Foto 2 di 3
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Foto 3 di 3

Spiega lo stesso autore: «Queste mie immagini raccontano di luoghi fino ad allora poco rappresentati. Sono state esposte in parecchie personali e collettive ma non sono mai state raccolte e pubblicate in modo organico. Sono immagini di poco prima che tutto fosse fotografato e vorticosamente divulgato. Prima del web e dei telefonini». «La nostra attenzione per i margini, per le periferie, fu anche una reazione esasperata da quell’attenzione istituzionale eccessiva sul centro storico come cliché, come cartolina… Si voleva uscire dal museo, dalla scenografia classica, scavalcare la quinta teatrale».

Nelle opere in mostra si ritrovano già tutti gli elementi e i temi che nei decenni successivi Barbieri ha continuato a sviluppare con i suoi progetti: l’illuminazione artificiale nella città contemporanea, le vedute dall’alto, gli interni delle abitazioni e dei bar, i segni nel paesaggio. Una ricerca complessa, che si è sviluppata in un continuo transito di linguaggi, attraversamenti temporali di e con discipline diverse, al fine di stimolare interpretazioni e riflessioni per una lettura aperta del mondo e dell’opera stessa dell’autore.

Scrive Corrado Benigni nel testo del catalogo edito da Silvana Editoriale: «Come il concetto di paesaggio, il lavoro di Barbieri non si lascia interamente ricondurre a direzioni interpretative troppo definite, mantenendo un proprio grado di autonomia, di resistenza. Attraverso la sottile ambiguità delle sue immagini, il maestro emiliano ci insegna come sia necessario guardare moltiplicando i punti di vista dentro e fuori di noi, per vedere in modo più consapevole ciò che è indefinitamente vero».

Arricchisce l’esposizione una serie di fotografie di grandi dimensioni realizzate dall’alto su quattro grandi metropoli, Roma, Napoli, Pechino, appartenenti all’ultimo periodo della produzione di Olivo Barbieri.

Apertura il sabato e la domenica dalle 14 alle 20, fino al 31 ottobre. Per informazioni: Fondazione Mia, telefono 035.211355, sito internet fondazionemia.it.

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