Nell'atrio di Ubi Banca

Sfuocato d'autore ad Art Up Le due opere di Mario Cresci

Sfuocato d'autore ad Art Up Le due opere di Mario Cresci
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Antiche credenze dicono che le fotografie possano rubare un pezzetto di anima da chi viene fotografato, ma nelle opere di Mario Cresci accade esattamente il contrario: figure fisse e immobili si animano d'improvviso sotto l'obiettivo della fotocamera. Stiamo parlando del terzo appuntamento con Art Up, la serie di incontri ravvicinati tra gli utenti e la collezione d’arte della Banca Popolare di Bergamo, che a marzo propone un fotografo italiano. Nell’atrio della sede di Piazza Vittorio Veneto sono esposti, per la seconda volta, due lavori di Mario Cresci, un nome noto alla città, perché è stato il Direttore dell'Accademia Carrara dal 1991 al 2000.

 

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Le due opere in mostra. I protagonisti di questi scatti vengono direttamente dalla metà del Cinquecento: per la precisione si tratta di due ritratti di nobiluomini eseguiti da Giovan Battista Moroni. Mario Cresci fotografa questi uomini e i loro sguardi, e grazie all'effetto mosso riesce a renderli vivi. Si tratta di un errore cercato, una sfocatura data dal movimento, un movimento che è impossibile per l'origine del soggetto e che gioca con lo spettatore, illuso di trovarsi di fronte a un volto in carne ed ossa. Questi scatti, realizzati nel 2008, fanno parte di una serie che Cresci ha dedicato all'arte antica e in particolare ai ritratti. In ogni immagine la sensazione di verità è data dall'imprevisto, quel piccolo escamotage che muove l'immagine come se chi stesse posando davanti all'obiettivo avesse avuto un piccolo sussulto o un tremolìo: un assurdo in qui è racchiusa tutta la forza del progetto. It really is #1 e #2. Questo il titolo delle due opere che ora, conoscendo questo aspetto tecnico, ci incuriosiscono molto di più. Ci si inizia a interrogare pensando a chi possano essere questi due personaggi, quali i loro pensieri, le loro vite e, nel frattempo, ci si ritrova a scrutare gli occhi, la pelle, il viso di…un dipinto su tela.

Il lavoro di Cresci, dagli anni Sessanta ad oggi si è concentrato, del resto, proprio su questo aspetto. Il suo uso del mezzo fotografico non è finalizzato a realizzare belle immagini fini a se stesse, ma ad indagare le convenzioni del linguaggio visuale e i meccanismi della percezione visiva. Nel caso specifico, l’antico genere del ritratto pittorico diventa lo spunto per una riflessione sul rapporto tra immagine e realtà, tra il mondo della rappresentazione e quello della vita reale.

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Cresci, due note biografiche (e artistiche). Cresci è nato a Chiavari nel 1942. La passione per la fotografia e la ricerca artistica, però, l'hanno portato sempre a viaggiare in tutta Italia. Per 9 anni, dal 1991 al 2000, è stato Direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo, e si è dedicato poi, con sempre maggiore forza, ai suoi progetti e alle sue esposizioni. Nel 2004 la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ha allestito un’antologica del suo lavoro intitolata Le case della fotografia 1966-2003, mentre tra il 2010 e il 2012 ha realizzato il progetto itinerante Forse Fotografia presso la Pinacoteca nazionale di Bologna, l'Istituto nazionale per la Grafica di Roma e Palazzo Lanfranchi di Matera. Nel 2011 ha donato al MARCA di Cantanzaro gli scatti della serie fotografica Ritratti reali, Tricarico del 1970-72, mentre l'anno scorso ha partecipato con  opere site-specific alle collettive del Museo MAGA di Gallarate (Ex/Post. Orizzonti momentanei) e alla Pinacoteca di Brera a Milano (Sette fotografi a Brera).

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