Il ritorno di Fotografica (finalmente)
In apertura, The Denaikil Desert Eritrea di Andrea Frazzetta
Eureka! Reso possibile grazie alle sinergie tutte bergamasche tra Associazione Fotografica, Cesvi, Confartigianato, Cai, Teatro Tascabile, Provincia e Comune di Bergamo, dopo due anni torna Fotografica, il festival di Fotografia di Bergamo. Noi fotografi - professionisti e amatori – accomunati dalla passione per il reportage eravamo in attesa di questo appuntamento e lo aspettavamo con manifesta impazienza. «Si, va bene ma il pubblico non è fatto di soli fotografi», potrebbe obiettare qualcuno al malcelato entusiasmo di chi scrive. E poi: «Ma nell’era dell’internet, dei social network, della condivisione totale e immediata di qualunque informazione non è roba da dinosauri andare fisicamente ad un festival di fotografia per vedere delle stampe appese ad un muro?».
Amazzonia ©Fabio Cuttica
Cold is Hot, Greenland ©Marina Aliverti
Hunger Solutions ©Luca Locatelli
Il passaggio in Bacino San Marco visto da via Garibaldi ©Gianni Berengo Gardin
Mongolia ©Alessandro Grassani
South Ethiopia Omo Valley ©Fausto Podavini
Tasiilaaq, Greenland ©Paolo Solari Bozzi
E invece no. Non troveremo solo bella fotografia a Fotografica, né immagini difficili da decifrare o per addetti ai lavori, bensì un tipo di fotografia lenta, pensata, che con i propri racconti suscita riflessioni e pensieri. Una fotografia che va assaporata integralmente nei suoi toni dolci e in quelli amari. Il filo rosso che lega le opere in mostra e che dà il titolo alla rassegna è, infatti, di quelli che interessano tutti noi nel profondo: è l’Equilibrio Sottile di un ambiente incontaminato e affascinante, ma sempre più degradato e molestato dall’azione incurante dell’uomo. Sì, perché stando ai dati più aggiornati, lentamente ma inesorabilmente l’umanità si trova sempre più in equilibrio tra la propria sopravvivenza e l’estinzione dovuta ai cambiamenti climatici da essa stessa indotti. La gran parte dei problemi che interessano il nostro piccolo pianeta sono frutto di un modello di sviluppo quantitativo e illimitato e dalla sottostante presunzione della possibilità umana di disporre delle risorse ambientali a proprio piacimento come se tutto durasse in eterno.
Quindi ecco che un festival di fotografia che affronta metodologicamente il tema degli abusi del territorio e delle risorse naturali si trasforma in uno strumento essenziale di educazione socio-culturale, un’opportunità fondamentale offerta a tutti per riflettere...