L'installazione

Tutte le incisioni dell’ex carcere ripassate con la vernice invisibile

Tutte le incisioni dell’ex carcere ripassate con la vernice invisibile

Le celle d’isolamento di Sant’Agata, già celle abitative dei monaci, sono piccole stanze dove il tempo si è fermato. Buie, fredde, umide e sporche, bagnate di uno strano odore, completamente prive di oggetti contemporanei; in totale stato d’abbandono; completamente dimenticate. Esposte agli agenti atmosferici, che lentamente sembrano sgretolare ogni cosa e cancellare ogni memoria. I muri delle celle, sgretolandosi, lasciano trasparire, a partire dalla pietra originaria, piccoli frammenti di colorazione, forse decorazioni dei Teatini; innumerevoli sovrapposizioni di stucco, rappezzi e tinteggiature fino all’esterno intersecarsi fitto di incisioni, scritte, graffi, colpi e segni, disegni e simboli eseguiti dai carcerati. È su questa memoria umana che Pierpaolo Lameri ha lavorato: con un intervento sensibile alla nuova sacralità dello spazio e alla sofferenza di chi questi luoghi li ha abitati, l’artista ha rintracciato ogni incisione, ripassandola fedelmente nel dettaglio con una vernice invisibile, percepibile solo grazie all’illuminazione a Wood accuratamente distribuita. Come un archeologo o un amanuense, alla ricerca del segno attraverso la riscoperta e la trascrittura, Pierpaolo ha dato voce ad ogni superficie: pareti, soffitto, portoncino, letto, davanzale e contorni in pietra. Tutti pervasi da simboli, preghiere, invocazioni, suppliche, paure, fantasie, speranze, ricordi, frammenti di storie. La superficie dell’involucro era tutto ciò di cui disponevano i carcerati, l’unica possibilità d’espressione, l’unico interlocutore, l’unica possibilità di lasciare una traccia, una protesta, un saluto, un’affermazione, un ricordo di sé.

Ne è nata un’installazione. L’opera di Pierpaolo Lameri è il risultato di un lavoro semestrale che ha preso forma all’interno delle celle d’isolamento dell’Ex Carcere di Sant’Agata: un lavoro immersivo, tecnicamente ed emotivamente complesso. Lameri, Maite e Ceresoli hanno rinunciato alla logica dell’evento d’arte classico, per puntare ad un coinvolgimento progressivo della città, di ex carcerati, pensando ad un dialogo che si sviluppi nel tempo: sarà l’artista stesso ad accompagnare coloro che visitano l’opera. Per il forte impatto emotivo suscitato, l’installazione è stata inserita nel video Prisoner 709 di Caparezza.

 

 

Le parole dell’artista. «Spesso, con mio fratello, con gli amici, entravamo di soppiatto in ogni genere di edificio abbandonato per scoprirne i segreti, per trovare le tracce della vita che li aveva abitati: arredi, documenti, calendari restati appesi alla parete di un ufficio… Spinti dalla curiosità ma forse, anche, da una necessità. Scoperta, riscoperta, avventura, voglia di sapere e capire, di capirsi, di rispondere a domande: com’era stato? Chi attraversava queste stanze? Perché proprio qui? Non ho smesso di avere quello sguardo».

Quando vederla. L’opera è fruibile al pubblico gratuitamente nella fascia oraria 10.00 – 13.00 / 16.00 – 19.00 nei weekend del 20-21 gennaio,  10-11 febbraio, 3-4 marzo, 24-25 marzo; su appuntamento nei giorni infrasettimanali e nei weekend non indicati. (+39 3335607665 – prenotazioni.invisibile@gmail.com ).