Tradizioni

Sagra del raviolo nostrano di Covo, gran ritorno l'8 ottobre

L'appuntamento è da sabato 8 a lunedì 10 ottobre (domenica 9 solo pranzo alle 12), alla Cooperativa 25 Aprile in via dei Caduti

Sagra del raviolo nostrano di Covo, gran ritorno l'8 ottobre
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Sabato inizia la 36esima sagra del raviolo nostrano di Covo. L'appuntamento è da sabato 8 a lunedì 10 ottobre (domenica 9 solo pranzo alle 12), alla Cooperativa 25 Aprile in via dei Caduti, dopo lo stop di due anni imposto dal Covid. Sono già 43mila i ravioli pronti per essere serviti grazie al lavoro di circa 20 volontari che hanno impastato per una settimana usando 150 kg di farina, 1300 uova e 120 kg di carne.

La Sagra del Raviolo Nostrano di Covo ha ridato vita a una tradizione di sicure origini contadine, ma difficilmente databile, forse risalente al periodo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. La sagra del paese, che cade la seconda domenica di ottobre è sicuramente legata ai ritmi campestri con la voglia di festeggiare la fine delle interminabili giornate di lavoro in campagna, regolate dalla luce del sole.
La sagra ha avuto il suo periodo di maggiore partecipazione negli anni dell’immediato Dopoguerra e del boom economico, dove quasi tutti andavano per trattorie, a gustare i ravioli e gli arrosti. E di trattorie ce n’erano diverse, più di dieci, per un paese di duemila abitanti.

Tra le curiosità c’è sicuramente la tradizione che voleva alcuni giorni riservati a specifiche professioni e attività: ad esempio il lunedì era il giorno riservato ai contadini, il martedì ai commercianti, e comprendevano anche maniscalchi, fabbri e altri artigiani. E così via per tutta la settimana.

Poi, negli anni Ottanta un gruppo di volontari nei locali della Cooperativa 25 aprile ha ridato vita alla tradizione e dai circa tremila ravioli della prima edizione siamo ai quasi sessantamila di questa 36esima sagra. I ravioli, che hanno ottenuto la Denominazione comunale di origine (De.Co), si possono trovare e assaggiare in diversi esercizi, ma i volontari custodiscono gelosamente la loro ricetta originale che non si trova scritta in nessun libro, ma viene tramandata da generazioni.

Le donne si sono tramandate le precise quantità e rapporto di combinazione di carni bovine e suine, così come di prosciutti e mortadella, tutti rigorosamente di prima scelta, grana stagionato al punto giusto, spezie distribuite da mani esperte, più precise della bilancia di un farmacista.

Ogni anno il rito si rinnova e dagli enormi i pentoloni esce un ripieno delicato, ma dal sapore preciso, e dall’impastatrice e dalla sfogliatrice esce una pasta fine con tanti tuorli d’uova per ogni chilo di farina, e poi sono le mani esperte e precise che riempiono gli stampi da tre dozzine, per ultimo il ritaglio, uno per uno, sempre manuale e tutto è pronto.

Nelle due serate, oltre alla domenica a mezzogiorno, di festa si potranno gustare oltre ai ravioli, con burro alla salvia versato, anche antipasti a base di salumi locali, la Quintanella un insaccato a base di manzo e verdure preparate in casa come peperoni in agrodolce, zucchine marinate, formaggio salva cremasco in insalata lombarda.

E poi i secondi a base di arrosti casarecci: vitello, porchetta, quaglie con la pancetta e la salvia, stinchi al forno, bolliti misti, cappello del prete, lingua salmistrata, cotechini, accompagnati da salsa verde, formaggi di latte vaccino e di capra sempre della zona.
Se c’è ancora spazio ci sono delle ottime torte casarecce assortite preparate da un panificio locale appositamente per la sagra. E non mancheranno i vini dai piemontesi Nebbiolo e Langhe rosso riserva e i piacentini Ortrugo e Malvasia secco bianca, oltre ai rossi Barbera, Bonarda e Gutturnio fermo.

La sagra del raviolo nostrano poi, come ogni edizione, strizza l'occhio alla solidarietà. Parte del ricavato, infatti, verrà destinato alla Onlus del dottor Pietro Gamba che in Bolivia ha costruito e gestisce un ospedale dove cura gratuitamente i campesinos.

Prenotazione obbligatoria ai numeri 036393644 – 3335292989 - 3388581633.

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