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Cinque serie tv crime, cioè i vecchi polizieschi (e dintorni)

In cima a tutte le scelte, la classe di “True detective”: la prima stagione, soprattutto, ha fatto la differenza

Cinque serie tv crime, cioè i vecchi polizieschi (e dintorni)
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In inglese si parla di serie “crime”, da noi di polizieschi, che però non racchiudono tutto quel mondo. Non è un genere nuovo, quello che continua a tirare nell’overdose di serie da cui siamo circondati oggi: è il più longevo e seguito tra i telefilm di tutto il mondo, in sostanza. Ha preso anche delle pieghe di notevole qualità, svicolando il diktat per cui si presenta un nuovo caso ad ogni puntata. Una volta chiarita la libertà odierna dal genere, snoccioliamo quattro titoli (più un grande classico) per riempire i tempi morti di questa Fase 2, che ci ha dato qualche piccola libertà in più, lasciando però le serate alla nostra mercé.

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True Detective. Nelle sue tre trascinanti stagioni, “True Detective”, serie antologica di Nic Pizzolatto, attraverso grandi protagonisti (Matthew McConaughey, Woody Harrelson, Colin Farrell e Mahershala Ali, solo per citarne alcuni) e potenti mezzi racconta tre avvincenti storie crime ambientate in tre diverse ma in egual modo suggestive location. La fotografia ricercatissima e i detective protagonisti, sempre intriganti e tormentati, rendono questa serie uno dei migliori prodotti televisivi crime degli ultimi dieci anni.

Unbelieveble. La storia di Marie Adler è raccontata in una serie tv in otto puntate, trasmessa su Netflix. Si intitola “Unbelievable”. È tratta da un caso di cronaca giudiziaria avvenuto nel 2008 a Lynnwood, nello Stato di Washington, che fu riportato dalla stampa americana solo nel 2015, in un’inchiesta che vinse il premio Pulitzer. Racconta una storia davvero accaduta, e non una volta sola. L’esperienza vissuta Marie Adler in “Unbelievable” si ripete ogni volta che una donna denuncia una violenza, una molestia o uno stupro, e che pur dicendo la verità non viene presa sul serio e finisce paradossalmente per ritrovarsi sul banco degli imputati. “Unbelievable” non spettacolarizza mai lo stupro in sé, piuttosto cerca di raccontarne gli effetti non solo sulle vittime, ma anche sulle persone che le circondano. Dai familiari agli amici, dagli investigatori al personale medico, chi vive un trauma di questo tipo è esposto a continue domande e procedure – interrogatori, test, analisi – che spesso finiscono con il reiterare la violenza subita. Quello che le due detective Rasmussen (Collette) e Duvall (Wever) fanno, e che i loro colleghi non hanno fatto, è ascoltare, farsi delle domande in più.

Criminal. Nell’epoca dei grandi investimenti televisivi, mi si nota di più se metto in piedi serie spettacolari con location pazzesche e investimenti incredibili o se riduco tutto all’osso e non esco mai da una stanza? Ovviamente la logica fa propendere per la prima ipotesi, ma anche la seconda ha un suo innegabile fascino. Ed è quel fascino che caratterizza “Criminal”: una serie, ma in realtà sono quattro serie. Ovvero il concept è lo stesso, declinato però in quattro diversi paesi: Regno Unito, Spagna, Francia e Germania. E il concept è semplicissimo: raccontare un interrogatorio di polizia, in particolare l’interrogatorio decisivo per far crollare un sospettato.

Bosch. “Bosch” racconta le vicende del detective Harry Bosch (Titus Welliver) che, lavorando nella prestigiosa divisione omicidi del dipartimento di Polizia di Hollywood, si occupa di risolvere casi particolarmente delicati. Il protagonista, un personaggio creato dallo scrittore Michael Connelly, in ogni stagione indaga su un mistero diverso mostrando sempre il suo lato più umano e non esitando a superare i limiti.

Magnum P.I. Tra i simboli degli anni '80 non mancano mai i baffoni e le camicie hawaiane di Magnum P.I., interpretato da Tom Selleck. Reduce dal Vietnam, Magnum si reinventa investigatore privato e vive nella depandance di una lussuosa villa alle Hawaii di proprietà dello scrittore di gialli Robin Masters, che non appare praticamente mai nella serie tv. Magnum non solo si occuperà della sicurezza della villa, ma risolve diversi casi che gli capitano sotto mano. Un procedurale semplice che ha segnato un'epoca e ha ancora oggi numerosi fan. Peccato per il reboot risalente a due anni fa: un intrattenimento semplice, senza pretese, progettato per unirsi alla folta schiera di procedurali della tv generalista che affollano i palinsesti serali allietando il vasto pubblico poco avvezzo o restio a show impegnativi. Uno spreco di soldi: sembra ci si sia prodigati per spogliare il remake di ciò che rendeva l’originale memorabile.

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