Cinque serie tv per non pensare (per tre quarti d'ora) al virus
Le piattaforme offrono prodotti in gran quantità, ma non tutti meritano la visione: selezione scacciapensieri di alta qualità
Martedì 10 marzo, poco dopo l’annuncio del presidente Conte sulla “zona arancione” estesa all’Italia intera, mi è capitata una cosa semplice e scontata, ma non sempre assicurata: ho visto una puntata di una bella serie tv e per quasi tutti quei 50 minuti ho dimenticato le sirene delle ambulanze, la gente che sta soffrendo, la paura negli occhi sopra le mascherine, l’impossibilità di spostarsi liberamente, i racconti di chi ha parenti e amici in terapia intensiva. Del resto il cinema è la fabbrica dei sogni, e la serialità televisiva ha ormai ben poco da invidiare al grande schermo. Cominciamo, dunque, a darvi qualche consiglio perché il tempo di fronte alla tv sia speso meritatamente. Partendo, per questa prima puntata, da alcuni titoli che uniscono qualità e buonumore. Una selezione trasversale, catartica ma non banale; mentre nelle prossime settimane proporremo delle cinquine per genere. Senza pretese di incontestabilità: c’è sicuramente qualcosa che per gusto (o non conoscenza) resta fuori.
La Fantastica signora Maisel. Miriam “Midge” Maisel, la bellissima, bravissima e magrissima Rachel Brosnahan, è una ricca casalinga ebrea dell’Upper East side di New York negli anni ‘50. Il suo sogno da bambina di avere matrimonio, famiglia e casa perfetti si infrange quando il marito Joel la lascia per la sua segretaria. Vagabondando in preda allo sconforto, si ritrova nel comedy club - il Gaslight - dove il marito si esibiva come comico senza gran successo. E pian piano si scopre una stand up comedian dal talento eccezionale, solo apparentemente “carina e coccolosa” (come i pinguini di “Madagascar”). Uno dei fenomeni televisivi più potenti, importanti e premiati del tempo presente, giunto alla terza stagione. Su Amazon Prime Video.
I am not okay with this. Una serie teen. La protagonista è Sydney (Sophia Lillis), liceale diciassette che sorride poco e che si deve giostrare tra i suoi poteri telecinetici, gli imbarazzi scolastici, i drammi famigliari e un amore non corrisposto per la migliore amica Dina. Si tratta dell’adattamento della graphic novel di Charles Forsman. È realizzata dai produttori di “Stranger Things”. Alla regia Jonathan Entwistle (“The End of the F***ing World”). Prima stagione (con puntate da venti minuti o poco più l’una) su Netflix.
Fleabag. Phoebe Waller-Bridge è per molti l’autrice donna più talentuosa del panorama seriale del momento. Nel suo premiatissimo “Fleabag” interpreta lei stessa il “sacco di pulci” del titolo, una donna sui 30 anni, single, che arranca come può - complice la bassa autostima e una sfortuna colossale con qualsiasi tipo di relazione - nella vita di tutti i giorni. Una vita assurda eppure normale, fatta di frustrazioni, umiliazioni e arrabbiature, che affronta con uno sguardo serafico e beffardo. Due serie stringate (e puntate brevi) su Amazon Prime.
Better Call Saul. La serie prequel di “Breaking Bad” racconta le vicissitudini che portano un giovane volenteroso studente di legge a cambiare connotati ed obiettivi per diventare Saul Goodman: avvocato specializzato in crimini. Il personaggio di Saul presentato nella serie originale è piaciuto a tal punto dal dedicargli queste sei stagioni per sciorinare la storia di un personaggio così criptico. Con veri e propri colpi di genio - e grande cura del dettaglio - degli autori. Quarta stagione (ma non ancora tutta) disponibile su Netflix.
Killing Eve. Forse qualcuno vi avrà parlato di “Killing Eve”. È un oggetto misterioso, da maneggiare con cura, partito da Bbc America e dalla penna spumeggiante di Phoebe Waller-Bridge per poi approdare – senza perdere smalto, anzi - ad Emerald Fennell per la seconda stagione. Per la terza, disponibile da fine aprile, tocca a Suzanne Heathcote. La sfida tra una serial killer psicopatica e un’agente dell’Mi6 con poca esperienza ma molto fiuto, è ammantata di umorismo, attrazione omosessuale, colpi di scena, passaggi degni del miglior Tarantino. Soprattutto, la reciproca ossessione fra Eve (Sandra Oh, l’agente) e Villanelle (Jodie Comer, la killer) porta in dote una chimica inedita per il panorama seriale contemporaneo. In Italia la serie è disponibile su una piattaforma poco frequentata, TimVision: forse per questo non ha ancora ottenuto l’eco che merita.