Sul palco

«“Icaro” è un gioiello, un’emozione. Cioè molto più di uno spettacolo»

Così Maria Grazia Panigada presentava l'opera di Daniele Finzi Pasca, gran finale del Teatro Donizetti

«“Icaro” è un gioiello, un’emozione. Cioè molto più di uno spettacolo»
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Attesissimo appuntamento conclusivo degli Eventi Speciali della Stagione di Prosa della Fondazione Teatro Donizetti: stasera e domani (ore 20.30) va in scena “Icaro”, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Daniele Finzi Pasca, fondatore dell’omonima compagnia teatrale ticinese che a Bergamo ha presentato numerose proprie creazioni.

Le rappresentazioni di “Icaro” hanno, però un significato molto particolare: quella del 29 aprile è, infatti, l’800esima replica di uno spettacolo che ha fatto praticamente il giro del mondo, conquistando pubblici di diverse lingue irrimediabilmente affascinati dal “teatro della carezza”. Opera emblematica della poetica di Finzi Pasca e della sua compagnia, “Icaro” vede in scena il solo Daniele Finzi Pasca insieme a uno spettatore scelto all’inizio dello spettacolo dallo stesso attore.

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Daniele Finzi Pasca - Icaro (foto di Viviana Cangialosi) (6)
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“Icaro” era già stato messo in programma a Bergamo per la stagione di prosa del 2019/20. Ma poi, per la pandemia, non se n’è fatto più nulla. La direttrice artistica Maria Grazia Panigada l’aveva senza dubbio definito «il titolo più atteso della stagione. È un gioiello, un’emozione, non è neanche uno spettacolo. Nasce da un’esperienza di Daniele in gioventù, in India, di cura dei malati con le suore di Madre Teresa di Calcutta: fa riferimento all’idea di tenerezza, un’idea di tipologia di teatro che poi secondo me lui ha conservato anche in grande scala. Si ride e nello stesso tempo ci si commuove: uno spettacolo che sfiora l'anima. Sono molto contenta che vada in scena qui, perché Daniele lo fa solo dove vuole farlo. Si tratta di una sorta di sogno realizzato: ci stavo lavorando da tempo».

Scritto nel 1989 e rappresentato la prima volta a Milano nel 1991, Icaro è stato applaudito fino ad ora in 24 nazioni, tra Stati Uniti, Centro e Sud America ed Europa. Specifica il giornalista e filosofo uruguaiano Facundo Ponce de León: «Il soggetto dell’opera è semplice: è la storia di due persone che si incontrano e decidono di scappare volando da una stanza senza porte né finestre. Daniele sceglie tra il pubblico una persona che lo accompagnerà per tutto lo spettacolo. Sbocciano in quest’opera tutti gli elementi fondamentali della Compagnia Finzi Pasca: la carezza, il virtuosismo, la vigilanza, la preoccupazione per gli effetti dei nostri gesti, la storia quotidiana ed eroica, la risata e la subitanea emozione, la tecnica per far cadere il velo e provocare commozione. I testi, la musica, le luci, il trucco, i costumi e la scenografia di Icaro sono una specie di manifesto della Compagnia. Icaro, l’opera più emblematica della singolarità teatrale del clown che incarna Daniele, è stato anche lo spettacolo che lo ha lentamente riportato al circo, verso casa. Ma è chiaro che, quando si torna a casa, non si torna nello stesso posto dal quale si era partiti. Durante il viaggio cambiano gli occhi, si torna sempre con nuovi sguardi, casa nostra è diversa. Quando Daniele è tornato al circo aveva le valigie piene di esperienze teatrali che sia il Cirque Eloize sia il Cirque du Soleil volevano conoscere e combinare con altri elementi circensi. E si conobbero. La pista del circo e il palcoscenico si sono fusi in un’identità sfuocata. E Daniele ha creato un casellario più grande di quello del gioco del mondo sui cui bordi salta da più di trent’anni».

Racconta Daniele Finzi Pasca: «Icaro è stato creato rapidamente e le prove sono durate poco. Successivamente, ho continuato a perfezionarlo. È uno spettacolo semplice come lo erano le storie che raccontava mia nonna. Lei mi ha insegnato il segreto per fare gli gnocchi e la crostata di mele, preziose ricette che poi ho utilizzato nelle mie creazioni teatrali. Preparare una cena è un pretesto per incontrare delle persone».

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