Il musical di “Pretty Woman”, inno di libertà
Venerdì 10 e sabato 11 febbraio show di grande livello al Creberg, con un esuberante corpo di ballo
Fa tappa al Creberg Teatro, venerdì 10 e sabato 11 febbraio (ore 21), lo spettacolo che ha sbancato i botteghini italiani della scorsa stagione, una fiaba contemporanea tratta da un film, vero e proprio cult del genere romantico: “Pretty Woman. Il musical”, show di grande livello con un esuberante corpo di ballo.
I ruoli che furono di Julia Roberts e Richard Gere sono stati affidati a Beatrice Baldaccini e Lorenzo Tognocchi, mentre gli altri interpreti sono Giulia Fabbri, Andrea Verzicco, Massimiliano Carulli, Ilario Castagnola, Alessio Ruaro, Nicola Trazzi, Claudio Ferretti, Giovanni Gala, Pietro Mattarelli, Federica Basso, Camilla Esposito, Veronica Barchielli, Martina Peruzzi, Martina Cenere, Federica Laganà, Giulio Benvenuti e Arianna Bertelli.
I testi e le musiche dello spettacolo sono stati composti da due nomi d’eccellenza del panorama musicale: la leggenda del rock Bryan Adams e il suo fidato co-autore Jim Vallance, che hanno creato un’avvincente colonna sonora originale, un mix di canzoni pop rock e romantiche cui si aggiunge l’indimenticabile hit mondiale del 1964 “Oh, Pretty Woman” di Roy Orbison. La traduzione, l’adattamento e i versi italiani sono di Franco Travaglio. La regia è firmata da Carline Brouwer e dalla regista associata Chiara Noschese.
«Abbiamo dato a “Pretty Woman” la nostra impronta personale – ha detto Carline Brouwer - e abbiamo fatto di Vivian una donna forte e stimolante per tutti gli spettatori. Sogniamo che lei possa cambiare un po’ la vita degli spettatori e che quando torneranno a casa faranno quel passo che avrebbero sempre voluto ma che non hanno mai osato fare».
La forza di questo spettacolo, oltre alla sua accurata e attenta costruzione musicale e scenografica, sono i temi senza tempo che riesce a mettere in luce: oltre alla romantica vicenda sentimentale, il desiderio di affermazione di una giovane donna alla ricerca di sé e della sua dignità; ma anche la possibilità di cambiamento di due persone molto diverse, che riescono a non discriminare l’altro e si avvicinano rivoluzionando se stessi e il loro modo di pensare, grazie alla forza del sentimento che ha la meglio su fama e denaro. Sicuramente un lieto fine cinematografico, che rappresenta però il positivo (e auspicabile) superamento delle apparenze.