Mario Perrotta racconta il tempo del tramonto dei padri (cioè il nostro)
È un monologo il nuovo titolo della stagione di Altri Percorsi, in scena giovedì 20 febbraio al Teatro Sociale. Una riflessione sul ruolo paterno che nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati
È un monologo il nuovo titolo della stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti. Giovedì 20 febbraio al Teatro Sociale (ore 21) va in scena “In nome del padre”, scritto e diretto da Mario Perrotta. Si tratta di una riflessione sul ruolo paterno e nasce da un intenso confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati, che alle relazioni familiari ha dedicato gran parte del suo lavoro. «Un padre. Uno e trino. Niente di trascendentale: nel corpo di un solo attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al “mestiere più difficile del mondo”. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte, circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli». Così descrive il suo spettacolo Mario Perrotta.
Per Massimo Recalcati «il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri. Ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confondono coi figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. Il linguaggio dell’arte - e in questo progetto di Mario Perrotta che ho scelto di accompagnare, il linguaggio del teatro - può dare un contributo essenziale per cogliere sia l’evap orazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un’altra immagine, più vulnerabile ma più umana, di padre».