Prosa

Quelle cento “donne valorose” portate in scena da Lella Costa

Da martedì 8 a domenica 13 la narratrice è al Teatro Donizetti. «Sono tutte donne che hanno segnato la storia, contribuendo all’evoluzione dell’umanità»

Quelle cento “donne valorose” portate in scena da Lella Costa
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Se si donne si tratta, Lella Costa è un’autorità. I suoi spettacoli sono quasi sempre al femminile, nel senso più alto del termine. Come “Se non posso ballare… Non è la mia rivoluzione”, ispirato al catalogo delle “donne valorose” stilato da Serena Dandini per mettere in scena donne intraprendenti, controcorrente, spesso perseguitate, a volte incomprese, che hanno lottato per raggiungere traguardi che sembravano impensabili.

Donne valorose che hanno segnato la storia, ma che con difficoltà appaiono nei libri di storia. Il titolo fa parte della Stagione di Prosa del Teatro Donizetti: da martedì 8 a domenica 13 febbraio (ore 20.30; domenica ore 15.30), la Costa porta a Bergamo l’intenso monologo, un progetto a cura di Mismaonda prodotto da Centro Teatrale Bresciano e Carcano centro d'arte contemporanea; partner The Circle Italia. Biglietti da 15 a 38 euro, ridotti da 12 a 30 euro.

«Sono tutte donne valorose che seppure hanno segnato la storia, contribuendo a l l’evoluzione dell’umanità , per uno strano sortilegio raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tanto meno sono riconosciute come maestre e pioniere - osserva Lella Costa -. Mentre l’uomo invisibile è diventato una star del cinema, le donne sono e restano del tutto invisibili, senza che a nessuno venga in mente di accendere i riflettori su di loro. Serena Dandini, nel suo libro, ne ha raccontate 34, io, nel mio spettacolo, arrivo quasi a 100. Praticamente una al minuto. E se per assurdo, il tempo di uno spettacolo teatrale potesse dilatarsi a dismisura, allungarsi senza limiti, nella storia del mondo ci sarebbe comunque una donna valorosa da citare per ogni minuto di questo tempo infinito».

Nello spettacolo ci sono Marie Curie, Nobel per la fisica, e Olympe De Gouges che scrisse la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Ci sono Tina Anselmi, primo ministro donna della Repubblica italiana, e Tina Modotti, la fotografa guerrigliera. Martha Graham che fece scendere dalle punte e Pina Bausch che descrisse la vita danzando. E poi c’è Maria Callas con la sua voce immortale come immortale è il canto poetico di Emily Dickinson. C'è Angela Davis che lottò per i diritti civili degli afroamericani e c'è la fotoreporter Ilaria Alpi. Le sorelle Bell: Vanessa e naturalmente Virginia, la Woolf. Entrano una dopo l'altra, chiamate a gran voce con una citazione, un accento, una smorfia, un lazzo, una canzone, una strofa, un ricordo, una poesia, un gemito, una risata. O solo col nome, che a volte non serve aggiungere altro. Entrano nel gran salone da ballo ciarlando e muovendo le vesti. Si aggirano come fossero, finalmente, felici tutte, per dirla con Elsa Morante che è lì con loro. Sono tante, eppure non ancora tutte le valorose nella voce e nei gesti di Lella Costa che, come un gran cerimoniere, le invita a entrare e balla con loro. Perché, come disse magistralmente e per sempre una di loro, Emma Goldman, «se non posso ballare questa non è la mia rivoluzione».

Scrive Serena Sinigaglia nelle sue note di regia: «Il catalogo di Serena Dandini è un libro intelligente e utile. L’oblio nel quale sono finite tante, troppe, storie di donne valorose è vergognoso. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere. La “Stor ia” d e l l’umanità è stata attraversata da moltissime femmine “valorose”… ma va? Ma davvero? Ma pensa! È imbarazzante. Siamo tutti esseri umani, giusto? E quindi gli esseri umani a volte sanno essere incredibilmente valorosi, maschi o femmine chi se ne frega, no?».

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