Recensione

“The Last of Us”, com'è la prima puntata dell'evoluzione da videogioco a serie tv

Emerge già la certezza che gli episodi sapranno raccontare la stessa vicenda con uno sguardo diverso, più profondo

“The Last of Us”, com'è la prima puntata dell'evoluzione da videogioco a serie tv
Pubblicato:

di Fabio Busi

“The Last of Us” era già cinema, nell'afflato profondamente umano dei personaggi, nei dialoghi mai così vasti in un videogioco, nell’uso delle luci e del buio pesto, negli scenari labirintici, nell'importanza di ogni singolo proiettile. Giocare come muovere attori virtuali che parlano di continuo, provano sentimenti, sembrano respirare. Facilissimo trasformare tutto questo in una serie tv vera e propria?

Dopo un episodio, si possono abbozzare alcune risposte. La nuova dimensione dell’opera è in primo luogo un elogio all’arte videoludica che la sottende: ci dice quanto siano andati avanti i videogame. Dalle inquadrature, già perfettamente registiche nel gioco, alle emozioni e al pathos che suscita. Questa, in onda su Sky, è per caso la storia paro-paro di “The Last of Us” ma senza gameplay? Una definizione maligna, ma mai come in questo caso la risposta potrebbe pericolosamente avvicinarsi al sì. La serie deve dimostrare di essere all'altezza del gioco, anche dal punto di vista narrativo.

Tante domande. Poi, uno scintillio degli occhi. Joel ed Ellie stanno scappando, terrorizzati. Tutto ricorda il videogame, le inquadrature sono identiche. Ma poi vedi i loro sguardi convulsi, balenano sui volti un panico e una disperazione che da esseri umani non possiamo non percepire come intimamente familiari. Ecco, forse questo. Una serie così ci dice che ha ancora senso guardare film e serie tv recitati, che la computer grafica e il motion caption non possono trasformare quelle luci degli occhi in un algoritmo. Non ancora, almeno.

Ma ci dice pure molto altro. Un videogioco, anche il più cinematografico, non può spendersi tutto nel racconto. La storia può essere importante, ma non è l'unica cosa che conta. L'azione diluisce la componente diegetica. Dopo mezz'ora ci accorgiamo quindi che il passo inizia a cambiare. Una volta di più, capiamo che una narrazione ben fatta ci parla in ogni istante, riempie di dettagli e significati tutte le inquadrature, cosa che non sempre un videogioco sa fare. Può andarci molto vicino. Ma dopo un episodio siamo quasi sicuri che la serie tv saprà raccontare la stessa vicenda con uno sguardo diverso, più profondo. Più umano.

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