Fu chiuso nel 2012 dalle autorità americane

Amanti dello streaming, leggete qua Megaupload sta per tornare (forse)

Amanti dello streaming, leggete qua Megaupload sta per tornare (forse)
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A quattro anni dalla chiusura di Megaupload, il più famoso sito di condivisione file, da parte del governo americano, il suo fondatore Kim Dotcom ha dichiarato di voler riportare online il portale, suscitando reazioni entusiaste in tutta la rete.

 

 

Cos'era Megaupload. L'utilizzo di internet da parte di un'utenza consumer è stata largamente incentivata anche dalla possibilità di usufruire di contenuti gratuiti in maniera poco lecita o del tutto illegale. Il primo boom di traffico dati registrato nelle case di mezzo mondo e che ha spinto molte persone a sottoscrivere abbonamenti ad internet più costosi per aver maggiore velocità, è stato causato probabilmente da Napster e dai successivi cloni. La possibilità di condividere file di ogni genere, dai film alla musica, con un semplice click, ha rivoluzionato l'industria discografica e cinematografica, tra battaglie legali, sequestri e iniziative a volte non molto limpide da parte delle major. L'unico requisito necessario per poter accedere a questo infinito database di contenuti era un programma di condivisione file: il primo fu Napster, seguito poi da diverse imitazioni, fino ad arrivare ai più recenti eMule e Torrent. Il primo portale a proporre un servizio di download diretto, senza l'ausilio di programmi di terze parti, e soprattutto a proporre la possibilità di visualizzare milioni di filmati in streaming direttamente su una pagina web, è stato però Megaupload, con la sezione chiamata Megavideo. Il sito è stato fondato nel 2005 ed ha presto raggiunto un traffico di oltre 80 milioni di utenti al giorno. La sua struttura era molto semplice ma l'efficienza delle reti e la facilità d'uso l'hanno reso in poco tempo il punto di riferimento per chiunque volesse guardare un film online gratuitamente, creando ben presto un database pressoché infinito. Un successo simile non poteva che attirare l'attenzione delle multinazionali del settore, che hanno presto fatto pressioni sulle autorità americane per mettere fine a quello che, secondo tanti, era un vero e proprio furto di proprietà intellettuali.

 

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[Kim Dotcom, fondatore di Megaupload]

 

La chiusura. Il tedesco Kim Dotcom, al secolo Kim Schmitz, fondatore dell'azienda, è stato arrestato nel gennaio del 2012 mentre si godeva la sua immensa proprietà ad Auckland, in Nuova Zelanda. Le autorità, in quell'occasione, hanno anche comunicato la chiusura definitiva di Megaupload e di tutti i siti ad esso collegati. La reazione di milioni di utenti in tutto il mondo è stata dura, tra chi difendeva il diritto alla cultura e chi addirittura aveva trasformato Kim in una sorta di Robin Hood che rubava contenuti alle grandi aziende per donarli alla comunità. La difesa portata avanti dai suoi legali si basava sul fatto che il sito web fosse un semplice deposito per file di grandi dimensioni e che i suoi gestori non potevano essere responsabili nel caso gli utenti lo utilizzassero per immagazzinare dati illegali. Le intenzioni di Schmitz non sono giudicabili, ma quel che è certo è che la rete creata dall'imprenditore è stata talmente remunerativa da garantirgli guadagni milionari nel giro di pochi mesi. Dopo il sequestro di circa 200 milioni di dollari e la condanna agli arresti domiciliari, Kim Dotcom non è però rimasto con le mani in mano, annunciando già nel 2013 la nascita di un nuovo sito, chiamato Mega, con criteri di sicurezza molto più elevati ma anche con una diffusione nettamente minore. Ciò che è indubbio è che, ancora una volta, una sua idea ha rivoluzionato l'industria del settore, dando il là alla creazione di servizi di streaming di film e musica (a pagamento) come Spotify e Netflix. La loro formula, che unisce un numero enorme di contenuti ad un canone mensile del tutto ragionevole, è stato un tentativo delle multinazionali di convincere milioni di utenti a scegliere un'alternativa legale e di maggior qualità rispetto alla pirateria.

 

 

La riapertura. Quattro anni dopo la chiusura da parte del governo americano di Megaupload per le accuse di pirateria informatica, pare però che il famoso portale potrà tornare online già a partire dal 2017. La notizia ha ben presto fatto il giro del web, soprattutto quando alcune voci hanno confermato l'ipotesi di un ripristino totale dell'immenso database di Megaupload, che conteneva milioni di file di ogni genere. Secondo quanto dichiarato dal fondatore, i vecchi utenti potranno riappropriarsi dei loro account, beneficiando anche dell'upgrade al livello premium, avendo quindi più strumenti, più spazio disponibile e nessun limite di traffico nei trasferimenti. Il piano per il rilancio è stato annunciato da una serie di tweet "cinguettati" dal profilo ufficiale di Kim Dotcom, che spera di riuscire a riportare in auge la sua creazione entro il 20 gennaio 2017. Sembra inoltre che all'interno del sito verrà promosso l'utilizzo della moneta virtuale Bitcoin, anche se non è ancora chiaro in che ambiti sarà necessaria. L'imprenditore tedesco ha incoraggiato i suoi follower a diffondere la notizia in tutta la rete, promettendo a chiunque avesse condiviso il suo tweet un accesso anticipato al sito. Schmitz si è anche adoperato per riunire i vecchi lavoratori di Megaupload, gli unici in grado in poco tempo di rimettere online il sito mantenendone la forma e soprattutto la sostanza. Nonostante il suo nome non sia ancora stato ripulito dalle pesanti accuse che hanno portato ad una vasta operazione di polizia, Dotcom sembra molto ottimista sulla buona riuscita dei suoi piani. Il suo tweet non lascia alcun dubbio: «Sarò il primo miliardario del settore tecnologico che è stato incriminato, che ha perso tutto e ha creato un'altra azienda tecnologica da un miliardo di dollari mentre era ancora in libertà condizionata».

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