E se questo articolo in realtà fosse stato scritto da un robot?
Per i giornalisti non è ancora chiaro se alla fine sarà una fortuna o una sciagura: lo sviluppo tecnologico nel mondo dell’informazione sta infatti facendo spazio a un ospite inatteso, il robot capace di scrivere. Non immaginate un umanoide che si mette alla tastiera e con precisione infallibile compila testi. Il robot non lo si vede neanche, perché si tratta di un software che lavora nel cuore del pc. Ma che alla prova dei fatti riesce fare cose che solo gli umani sapevano fare. Almeno così si credeva. Negli Stati Uniti gli editori stanno puntando alla grande su questa frontiera estrema della tecnologizzazione, per cercare di trovare un possibile punto di equilibrio per i conti economici del futuro.
Il robot che lavora al Washington Post. Ma la notizia è che il robot è entrato anche in una delle redazioni più autorevoli e nobili, quella del Washington Post, non a caso rilevata qualche anno fa da Jeff Bezos il fondatore di Amazon. Il quotidiano della capitale Usa ha adottato infatti Heliograf, che è forse il robot più avanzato in circolazione nei giornali. All’inizio era stato testato in occasione delle Olimpiadi di Rio, in particolare per stilare classifiche e statistiche, risparmiando ai giornalisti lavori noiosi e certosini. Dopo il buon esito di quell’esordio, il Washington Post ha lanciato Heliograf anche sul campo della competizione elettorale, per scrivere veri e propri articoli. Come racconta Paolo Mastrolilli, attento corrispondente de La Stampa da New York, «il robot prendeva le informazioni da banche dati come VoteSmart.org e le trasformava in pezzi da pubblicare, sulla base delle indicazioni ricevute dai programmatori, e sotto il controllo di esseri umani».
Quello che lavora per Associated Press. L’avanzata dei robot in redazione non è cosa di oggi. A rompere il tabù era stato qualche tempo fa il software Wordsmith (in inglese, “paroliere”) che permette proprio di generare contenuti, scritti in un buon inglese, partendo da un inserimento di dati. Era stato creato dagli ingegneri informatici della compagnia americana Automated Insight. In concreto si tratta di un generatore automatico di contenuti che consente di ottenere in pochi clic dei veri e propri articoli giornalistici. All’utente basta immettere alcuni dati nella piattaforma, e poi Wordsmith è in grado di produrre testi in inglese coerenti e credibili. Il software è stato lanciato ufficialmente nel 2016 ed è stato sperimentato, a quando pare con molte soddisfazioni, da giganti dell’informazione come Associated Press e Yahoo per la compilazione di report finanziari e notizie sportive.
Quello che scrive di economia. Un altro giornalista robot specializzato in notizie di economia e finanza è Dreamwriter, messo sul mercato questa volta da un’azienda cinese, la Tencent. Recentemente ha dato prova di grandi capacità, scrivendo un testo di 916 ideogrammi in un minuto. Grazie ad algoritmi che ricercano dati e fonti online, Dreamwriter ha scritto un articolo sulla variazione dell’indice dei prezzi al consumo in un dato mese dell’anno. Pubblicato poi sul portale qq.com, molti lettori non hanno notato alcuna differenza con un articolo normale.
Una previsione per il futuro. Ragion per cui c’è da credere alla previsione Kristian Hammond, l’inventore di Quill, un impilatore automatico di testi sviluppato dalla startup americana Narrative Science. Secondo lui entro il 2027 il 90 per cento delle notizie sarà scritto da un computer.