Si chiama Digital Cooker

Che tristezza, ora la stampante 3D crea addirittura la pastasciutta

Che tristezza, ora la stampante 3D crea addirittura la pastasciutta
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Se è vero che lo slogan del concorso a cui era iscritto recitava Sfida alla ricerca delle nuove forme di cibo, lo spettacolo della creatività, questa volta il progetto proposto sembra essersi spinto veramente oltre. Il lavoro in questione, presentato per Foodies’ challenge 2015 (ovviamente legato a EXPO), si chiama Digital Cooker e va al di là di ogni possibile immaginazione. Si dà il caso infatti che un designer di automobili ed un famoso chef abbiano deciso di collaborare per proporre un cibo che abbia un qualcosa di speciale, di “digitale” possibilmente.

Così dal rapporto tra lo chef Eugenio Boer, siciliano proprietario del ristorante Essenza di Milano, e Gioacchino Acampora, progettista capo della storica carrozzeria Castagna anch’essa sita nel capoluogo meneghino, sia nata l’idea di riuscire a creare dei piatti commestibili sfruttando alcune varianti aggiuntive di una stampante 3D. Così, Digital Cooker non è altro che la possibilità data al cliente di mangiare un piatto appena… stampato! In questo modo, i due ideatori del progetto si sono candidati alla competizione dell’Esposizione Universale, che ha come scopo quello di «allargare le frontiere del food design», presentando un normalissimo piatto di spaghetti al pomodoro creato con la tecnologia digitale.

 

 

Come funziona. Un mix di tecnologia, progettazione, design, cucina e meccanica ha permesso di costruire uno strumento in grado di accorpare in un’unica operazione di pochi minuti quello che comunemente le persone fanno in almeno 30 minuti in cucina. È bastato infatti prendere una stampante 3D ed aggiungere alla struttura un estorsore, ovvero una parte di un macchinario in grado di cucinare gli alimenti alla temperatura più indicata; in seguito è stato creato sul pc di riferimento della stampante un programma in grado di disegnare le ricette dei piatti desiderati.

Il passaggio successivo è stato quello di natura più culinaria: lo chef infatti ha dovuto studiare dei composti in grado di essere “letti” dall’estorsore. Eugenio Boer ha così preparato una miscela di farina di grano e di acqua, un liquido al pomodoro e un composto di latte, su queste tre soluzioni il macchinario lavora riuscendo a renderle solide, riproducendo fedelmente il disegno proposto sul pc («Il Digital Cooker stampa il materiale gastronomico contenuto in appositi serbatoi»). Le prospettive sembrano essere più che rosee, tanto che l’obiettivo è quello di renderlo fra dieci anni un elettrodomestico comune in tutte le case. Nel frattempo, si è partiti con la pasta al pomodoro e con il risotto alla milanese, cibi semplici per una rivoluzione che potrebbe essere destinata a cambiare il mondo della cucina.

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