Chi ha vinto e chi ha perso Sanremo (e non ci riferiamo solo ai cantanti)
Alla fine anche il sabato più nazionalpopolare degli ultimi anni italiani è giunto al termine. Da una parte Juventus-Napoli, dall’altra la finale di Sanremo, spettacolo televisivo per eccellenza, visto che per quasi una settimana ha tenuto incollati ai teleschermi più o meno la metà dei telespettatori italiani. Il Festival 2016 è stato vinto a sorpresa dagli Stadio con Un giorno mi dirai, davanti a Francesca Michielin con Nessun grado di separazione; terzi Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, che erano i più quotati dagli scommettitori - con Via di qua. Il premio della critica è stato assegnato a Patty Pravo con Cieli immensi. La canzone di Francesco Gabbani Amen, dopo aver vinto venerdì la sezione nuove proposte, si è aggiudicata anche il premio per il miglior testo (scritto da Fabio Ilacqua) mentre gli Stadio hanno portando a casa anche il premio della sala Stampa e il nuovo premio per la migliore musica.
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Sulle note di queste canzoni si è dunque chiusa la 66esima edizione di un Festival forse non scoppiettante, ma che ha rispettato le attese, sia in termini mediatici che in termini di risultati. Chi si aspettava infatti un “ammosciamento” dello share dopo l’ottima edizione Conti/1 ha dovuto ricredersi: l’edizione Conti/2, se possibile, ha ottenuto picchi di audience ancora più alti dell’anno passato, come hanno dimostrato i 10 milioni e 164mila telespettatori della serata di venerdì 12 febbraio (share del 47,81 percento), leggermente superiori ai 9 milioni e 857mila telespettatori del 2015 (share del 47,82 percento).
Musica, certo, ma anche spettacolo ed entertainment in senso più ampio. Sanremo ingloba tutto e, anno dopo anno, sta cercando di aprirsi sempre di più alle nuove generazioni, senza però dimenticare lo zoccolo duro del proprio pubblico. Si vedono così gareggiare tra loro Rocco Hunt ed Enrico Ruggeri, i Dear Jack e Patty Pravo, oppure ospiti sempreverdi come i Pooh così come Ellie Goulding, che strizza l’occhio ai più giovani. Conti ha dimostrato di saper trovare il giusto equilibrio tra queste due anime.
Ora che tutto è finito è giunto il momento di tirare le somme. Ma proprio perché Sanremo è musica ma non solo, vincitori e vinti del Festival non si possono limitare alle canzoni in gara. Ci sono molti più trionfatori degli Stadio e molti più sconfitti di tutti gli altri cantanti. Noi abbiamo scelto i nostri: ecco chi ha vinto e chi ha perso la 66esima edizione del Festival di Sanremo.
CHI HA VINTO
Virginia Raffaele, ma anche la Ghenea… (chapeau a Conti)
Lo dice chiunque abbia visto anche solo una serata di questo Festival: Virginia Raffaele, col suo carico di personaggi e simpatia, ha portato freschezza e brillantezza a tutta la kemersse. Prima la Ferilli, poi Donatella Versace e Belen Rodriguez, infine semplicemente se stessa. Non c’è stata serata in cui abbia toppato, in cui sia scivolata su una buccia di banana mediatica, in cui sia stata sotto l’eccellenza. I social sono impazziti per lei, così come il pubblico dell’Ariston. Brava, brava, brava, ma anche bella: chi, imitando Belen, non sfigurerebbe? Ecco, lei regge dignitosamente il confronto. Nessuno vuole però togliere la coroncina di più bella a Madalina Ghenea, del resto chiamata sull’Ariston proprio per la sua illuminante figura. Impeccabile nella sua statuaria fisicità. E, per di più, si vede che non è la prima volta che ha a che fare con pubblico e telecamere. Ha fatto il suo, senza mai eccellere forse, ma senza neppure sfigurare. Del resto il suo compito era portare bellezza e l’ha fatto come meglio non poteva, grazie anche agli abiti meravigliosi con cui si è presentata. Se la Raffaele e la Ghenea hanno vinto, non si può, ovviamente, non fare i complimenti a Carlo Conti, che ha deciso di puntare su di loro.
I superospiti. Ma Ezio Bosso un po’ di più
EZIO BOSSO - Ospite a Sanremo - 10/2/2016EZIO BOSSO ci ha regalato attimi di pura poesia!Grazie ♥
Pubblicato da Tutto è Musica su Giovedì 11 febbraio 2016
Sono stati tanti, ben alternati tra loro di serata in serata, ben miscelati negli stili e nel pubblico di riferimento. Da Elton John a Elisa, dalla Pausini a Nicole Kidman, dai Pooh a Maitre Gims, passando per Eros Ramazzotti, Ellie Goulding, Cristina D'Avena, Renato Zero e Hozier: il Festival 2016 è forse uno di quelli che ha portato all’Ariston gli ospiti migliori, sia per performance sul palco che per appeal sul pubblico. Nella serata finale sul palco dell’Ariston ha brillato la stella dell’étoile Roberto Bolle, ma ce n’è stato uno che ha conquistato tutti: Ezio Bosso. Quando la sera di mercoledì 10 febbraio Carlo Conti ha fatto il suo nome, molti hanno inarcato le sopracciglia. Lo hanno visto entrare a bordo della sua carrozzina. I movimenti scomposti, il gesticolare a scatti, le parole che faticavano ad uscire. Poi Ezio Bosso s’è aperto al mondo. La malattia (è affetto da Sla) ha forse imprigionato il corpo, ma non la sua anima. Quella si agita solo per spiccare il volo, libera, diventando musica tra le sue mani. Trovarsi faccia a faccia con la malattia disturba, imbarazza. Non è facile andare oltre quel muro che tutti quanti, in un modo o nell’altro, le abbiamo eretto davanti. E invece, in pochi minuti, Bosso l’ha abbattuto come niente con la sua autoironica intelligenza. Merito anche di Carlo Conti, che con lo stimato compositore e direttore d’orchestra torinese ha interagito con naturalezza, mettendo noi spettatori a nostro agio. La sua esibzione è stata pura estasi. Perché «la musica, come la vita, si può fare solo in un modo: insieme». Parola di Ezio Bosso. Grazie.
Il maestro Beppe Vessicchio
La prima sera del Festival è stato protagonista per la sua assenza, la seconda per la sua presenza. Inutile girarci attorno: il maestro Beppe Vessicchio è uno dei vincitori di questa edizione della kemersse e l’assoluto dominatore dei social. Se la sua assenza alla direzione dell’orchestra la prima sera ha stupito tutti, facendo così nascere meravigliosi hashtag come #escilo #usciteBeppeVessicchio e #CasoVessicchio, è impressionante come la sua apparizione la seconda sera, come direttore per la canzone di Patty Pravo, abbia creato un vero e proprio sommovimento popolare: da una parte la standing ovation dell’Ariston, dall’altra il picco di tweet della serata raggiunto al suo ingresso in scena. Intervistato da Il Fatto Quotidiano, l'ormai celebre direttore d’orchestra s'è mostrato quasi imbarazzato per tanta notorietà: «È strano brillare per assenza in un momento in cui la regola è il presenzialismo. Forse è perché ho sempre avuto interesse solo per la musica». Caro maestro, ci faccia l’abitudine: essendo 26 anni che lei calca quel palcoscenico (la sua prima apparizione risale al 1990), non può più esistere Festival senza di lei. Se ne faccia una ragione e non ci faccia più preoccupare.
CHI HA PERSO
Gabriel Garko
Non ce ne voglia il buon Dario Oliviero (nome di battesimo, da poco ufficialmente cambiato anche all’anagrafe), ma è francamente complicato non inserirlo tra gli sconfitti di questo Festival. Quando abbiamo scoperto che il suo cachet è pari a quello di Virginia Raffaele e triplo rispetto a quello di Madalina Ghenea, siamo sobbalzati sulla sedia. Ma come è possibile? L’unica risposta logica è che, Carlo Conti e staff, si aspettavano qualcosa in più da lui. Che cosa è difficile capirlo, saperlo è praticamente impossibile. Il risultato della scelta, però, non è stato dei migliori. Domenico Naso, su Il Fatto Quotidiano, descrive così il Garko sanremese: «Impacciato, inadatto, rigido, si impapera, non sa leggere il gobbo, totalmente privo di ritmo. Un disastro, un impiastro totale». Ed è uno dei giudizi più clementi circa le performance del ragazzo di 40 e passa anni. In un’intervista a Il Giorno, Garko ha anche provato a difendersi: «Poco sciolto? Perché non posso dire le parolacce! Sapete qual è la prima cosa che dico ogni mattina quando arrivo sul set? Ciucciamelo». Ecco, un consiglio Gabriel: ogni tanto è meglio tacere, sul palco come davanti a un giornalista.
Le polemiche
Per giorni e giorni ci siamo sentiti dire che Sanremo sarebbe stato palcoscenico di battaglie civili, terreno di diplomazia internazionale, sede non occulta del Bilderberg. Poi tutto s’è afflosciato come un soufflé mal riuscito. Fortunatamente, però, in questo caso nessuna delusione: le polemiche sono rimaste fuori dall’Ariston, come è giusto che sia. Sì, è vero, ci sono stati i nastri arcobaleno che alcuni degli artisti hanno voluto portare con loro sul palco per dimostrare solidarietà alle unioni civili. Ma per noi italiani, maestri della polemica, quelle non sono che briciole. L’arrivo di Elton John doveva essere uno tsunami, s’è invece rivelato poco più che una dolce brezza primaverile. Niente, niente di niente. L’impavido Gasparri ha provato a rintuzzare il fuoco dello scontro sui social, ma pure lui ha fallito miseramente. Insomma, per una volta Sanremo non solo non ha dato adito alle polemiche, ma addirittura ha spento quelle arrivate in anticipo. E noi non possiamo che gioirne.
La comicità
Virginia Raffaele è stata meravigliosa, ma derubricare la sua presenza sul palco dell’Ariston nella nicchia della comicità sarebbe farle un torto. Le sue imitazioni, in realtà, sono state un meraviglioso intermezzo di simpatica intelligenza, di brillante e scanzonata allegria. La comicità vera sarebbe dovuta arrivare da altri. E francamente non è arrivata. Neppure tre totem della risata italiana come Aldo, Giovanni e Giacomo hanno passato con la sufficienza l’esame Ariston: la loro esibizione nella prima serata del Festival è stata una delle più criticate. E vogliamo poi parlare dei “coniugi Salamoia”? Con meno di 10 minuti a serata sono comunque riusciti a (1) non far divertire nessuno e (2) uscire distrutti dai commenti sui social. Velo pietoso sulla comparsata del duo Pino e gli Anticorpi. Neppure un maestro del monologo come Enrico Brignano è riuscito a brillare, dando vita a una performance simpatica, ma senza acuti. E per finire neppure Panariello e Pieraccioni, compagni di merende di Carlo Conti, sono stati all'altezza del compito. Anche quest’anno, come da tradizione, la comicità è rimasta schiacciata dal peso di quel palcoscenico. Ricordate Siani? E Crozza? Solo delusioni, altro che comicità. Le eccezioni si contano sulle dita di una mano (vedi Luca e Paolo lo scorso anno). Se durante Sanremo si vuole ridere, la cosa migliore è aprire Twitter e leggere i cinguettii: lì sì che c’è genialità (non sempre, ma spesso). Se invece aspettate i comici ospiti di Sanremo, beh, potreste dover attendere a lungo.