Cocktail stories, il Manhattan Il fascino dei club metropolitani
Una lunga storia di eleganza e fascino nei club aristocratici metropolitani: questa è, in due parole, la descrizione di uno dei drink più famosi di sempre e che, a più di un secolo dalla sua invenzione, rimane un’icona incontrastata del buon gusto: il Manhattan.
La leggenda racconta che la nascita e la fama di questo drink siano legate all’oziosa Jeanette Jerome, figlia di un facoltoso finanziere americano e futura madre di Winston Churchill. Bellissima e assai ricca, usava intrattenersi nei salotti della borghesia che contava organizzando party alla moda, e fu proprio in occasione di un ricevimento importante, dedicato a un candidato alla presidenza della Casa Bianca, che fece preparare dal Iain Marshall un nuovo drink. Era il 1870 nel Manhattan Club di New York, dove ebbe inizio la lunga e fortunata storia del drink da cui prese il nome. Citato, filmato e nominato innumerevoli volte nella cultura del secolo scorso, da Marylin Monroe in A qualcuno piace caldo alla fortunata serie tv Sex and the city, è senza dubbio da provare almeno una volta nella vita.
Gli ingredienti sono pochi, ma fondamentale è riuscire a mantenere tra di loro il giusto equilibrio. La base di tutto è un buon rye whiskey, canadese per essere precisi, al quale viene aggiunto, per smussar la forza del distillato, una parte di vermouth rosso, morbido, e, alla fine, una goccia di angostura per renderlo perfetto. Servito in una classica coppa Martini o in quella altrettanto elegante da champagne, l’importante è non dimenticare la ciliegia al maraschino, suo tratto peculiare, come guarnizione.
Ufficialmente, nonostante la presenza di un distillato di carattere, il Manhattan è considerato un aperitivo per via del vermouth e dell’angostura, ma spesso è consumato anche dopo cena, sorseggiato con stile anche al bancone de Le Iris.