Cocktail stories, il Negroni L'aperitivo (italiano) per eccellenza
È senza dubbio uno dei pre-dinner più famosi del mondo, anzi, è proprio l’aperitivo per eccellenza. Dopo tutto siamo stati noi italiani a inventarci la moda di sorseggiare un drink prima di metterci a tavola, e precisamente se l’è immaginato Antonio Carpano, quando, nel 1786 inventò il vermut. Proprio questo vino speziato, insieme al Campari, è la base del Negroni e dei suoi fratelli, tra cui l’Americano e lo Sbagliato.
Questo volta la storia è certa, e i protagonisti ben noti. L’attore principale è il cosmopolita, poliglotta e gran schermidore Conte Camillo Negroni, che amava sorseggiare nei locali del centro di Firenze un buon Americano come aperitivo. Un drink italiano che aveva preso questo nome perché - si racconta - dedicato al celebre pugile Primo Carnera campione in America. Vermut e Campari miscelati, allungati con un po’ di seltz.
Il Negroni
Si racconta che il Conte, in un giorno imprecisato tra il 1919 e il 1920, chiese a Fosco Scarselli, barman del Caffè Casoni di Firenze, di preparargli il solito aperitivo con una variante ispirata dal suo ultimo soggiorno londinese. Vermut, campari e gin. Il distillato dava al drink un grado alcolico maggiore oltre a un gusto molto più intenso e corposo. Si era inventato un aperitivo destinato a fare storia, che chiedeva di essere gustato sorso dopo sorso. La storia finisce informandoci che fece aggiungere la classica d’arancia per distinguerlo da tutti gli altri, che prevedevano sempre e solo la scorza di limone. Poco importa che sia vero, fatto sta che in breve tempo diventò di gran moda chiedere un Americano così come lo beveva il Conte Negroni, e in seguito, per far prima: un Negroni.
Il Negroni Sbagliato
Quarant’anni dopo la fortunata intuizione del nobiluomo toscano, fece la sua comparsa nella movida milanese un’altra variante destinata a diventar famosa. Anche in questo caso il padre è noto come il luogo della sua creazione: il Bar Basso di Milano, locale storico in via Plinio aperto dal 1947 e guidato da un bartender leggendario, Mirko Stocchetto. È lui che per primo pensò di sostituire il gin tanto caro al nostro Conte con uno spumante Brut. Il risultato è un cocktail molto meno corposo dell’originale e molto più leggero, essendo stato privato della fonte alcolica più importante. L’acidità del vino poi, insieme alla piacevole frizzantezza delle bollicine, lo rende assai più beverino e dissetante.