I consigli di lettura di Libri di Sport Boskov, molto più che soli aforismi
È nato un nuovo progetto editoriale. Giovane, fresco, moderno. Si chiama Libri di Sport e ha un obiettivo: raccontare quanto di meglio (o comunque di bello) offra la letteratura sportiva. Un settore che, negli anni, ha preso vigore e che è composto da una galassia di piccole realtà a cui Libri di Sport vuole dare visibilità. Sono recensioni di libri, sì, ma soprattutto consigli per letture più o meno conosciute, di grandi case editrici così come di piccole realtà italiane e straniere; grandi vite di campioni così come storie inedite che meritano di essere ricordate. Tutto questo viene inoltre arricchito da una scelta grafica accattivante che dà al progetto un’impronta ben definita e che ambisce ad abbinare l’estetica alla letteratura, passando per il contenuto. Per tutti questi motivi, BergamoPost ha deciso di riproporre ai suoi lettori, settimanalmente, alcuni degli articoli di Libri di Sport. Buona lettura.
"Pallone entra quando Dio vuole. Vita, aforismi e miracoli di Vujadin Boskov" - Danilo Crepaldi
di Andrea RossettiCi sono volti che raccontano già tutto. Quello di Vujadin Boskov era uno di questi. Uno sguardo pacioso, da zio (non a caso per molti era ed è «zio Vuja»), dal quale però filtrava acume, intelligenza. Le sue rughe, quelle con cui siamo abituati a ricordarlo, parevano lì da sempre. Del resto, quando nasci nel 1931 a Begec, piccolo paesino della oggi Serbia, ex Serbia e Montenegro, ex Jugoslavia, la vita le rughe te le fa venire per forza. "Pallone entra quando Dio vuole. Vita, aforismi e miracoli di Vujadin Boskov" di Danilo Crepaldi (Urbone Publishing, 324 pp.) è un libro che ripercorre quelle rughe, ne traccia i contorni, le ridisegna e ce le riconsegna per quelle che erano: la vita di un uomo che ha amato davvero il calcio e che, con la sua eleganza e la sua intelligenza, ad esso ha sempre restituito tutto ciò che da esso ha avuto.
Alle origini di Vujadin. Parte da lontano, questo libro. Parte dal “Vujke” bambino, dai bagni nel Danubio, dalle ore passate a rincorrere un pallone con il fratello Aca e gli amici di Begec. Per capire Boskov, pare quasi dire (ma senza dirlo) Crepaldi, bisogna partire da lì. Dalla sensibile severità del padre Bosko e dallo sguardo amorevole di mamma Marija, ma anche dal dolore immenso per la perdita del fratello. Nel libro, sebbene questo momento arrivi già nelle prime pagine, l’evento si percepisce come una sorta di epifania. Boskov perde il fratello, l’amico, il modello. E capisce che il calcio, per lui, sarà qualcosa di più di un semplice gioco, per sempre. In tal senso, è particolarmente indicativo il momento in cui il padre calcistico di Vujadin, ovvero il suo primo allenatore al Vojvodina, Branislav “Bane” Sekulic, va a parlare con il padre, fortemente contrario alla carriera calcistica del figlio. «Vujadin potrà giocare a calcio solo se sarà bravo a scuola», acconsente alla fine Bosko. E Vujadin prenderà alla lettera quelle parole, diventando non solo un ottimo calciatore, ma anche un appassionato studioso (e dottore) di storia.
Dietro il calcio, l’uomo (o il santo?). Calcisticamente parlando, "Pallone entra quando Dio" vuole ripercorre la lunga carriera di Boskov, prima sui campi da gioco e poi in panchina. Ci accompagna alla scoperta di un personaggio che, in realtà, spesso viene colpevolmente confinato ai meravigliosi aforismi che ci ha regalato, figli di una visione del mondo tanto semplice quanto razionale e intelligente. Boskov è stato un grande centrocampista prima e un grandissimo allenatore poi, capace di vincere più o meno ovunque (non solo alla Samp, ma anche al Real Madrid, nel “suo” Vojvodina e in Olanda). Ma a spiccare nella narrazione è...