Forged in fire, il talent show degli armaioli migliori d'America
Il format del talent show è ormai diventato un classico di qualsiasi palinsesto: negli anni siamo passati dagli aspiranti cantanti di X Factor, fino ai futuri cuochi di Masterchef, arrivando ad avere programmi dedicati perfino a parrucchieri, pasticceri, giardinieri, fotografi, tatuatori e molto altro ancora.
Il format dei fabbri armaioli. Eppure nella televisione non esiste limite alla fantasia, ed ecco che la casa di produzione statunitense Outpost Entertainment decide nel 2015 di dare vita a uno show dedicato a uno dei più antichi mestieri dell’umanità, ossia quello della forgiatura. È così che è nato Il Fuoco di Spade (in originale Forged in Fire), un programma che ogni puntata vede quattro fabbri sfidarsi per vincere un assegno da diecimila dollari. Tuttavia, non fatevi ingannare: quando parliamo di fabbri e forgiatura, non ci riferiamo a sculture in ferro o simili. Il Fuoco di Spade è uno show per armaioli, che si sfidano nella creazione di spade, coltelli, asce, martelli e scudi. Le loro fatiche vengono esaminate dall’attento sguardo di tre giudici d’eccezione: J. Neilson, maestro armaiolo di fama mondiale, David Baker, esperto in riproduzioni di armi rare, e infine Doug Marcaida, maestro di arti marziali e di armi da taglio. Per decretare il vincitore della puntata, i tre giudici sottopongono i concorrenti a tre differenti prove.
Le tre prove. La prima consiste nel creare una lama (a scelta del concorrente o con parametri indicati dai giudici), spesso forgiandola da pezzi di metallo di scarto, come parti di automobili e simili. In questa prima prova verranno giudicati il design, la qualità della forgiatura, la tempra e la struttura della lama. Dopo aver eliminato il fabbro meno meritevole, si passa alla seconda prova, dove i concorrenti devono creare un’impugnatura per il loro coltello, oltre che affilarlo e lucidarlo per bene, in modo da renderlo accattivante, oltre che funzionale. In seguito, i giudici sottopongono le lame dei concorrenti a una serie di test, per verificarne affilatura, forza, resistenza e maneggevolezza: sia che si tratti di tagliare pezzi di legno, blocchi di ghiaccio o funi molto spesse, le creazioni dei concorrenti vengono messe a dura prova per fare in modo che solo due di loro possano avanzare alla fase finale.
Il terzo e ultimo round è, sicuramente, quello più affascinate: i due concorrenti rimasti tornano alle loro fucine dove hanno cinque giorni di tempo per forgiare un’arma storica. Nel corso delle due stagioni fin qui prodotte (negli USA è attualmente in corso la terza), le richieste per questa prova sono state molto affascinanti: dalla Katana dei Samurai, passando per lo spadone scozzese, il kukri nepalese e l’ascia vichinga, il Fuoco di Spade ha regalato agli spettatori un giro attraverso il mondo e la storia delle più iconiche armi dell’umanità. Una volta completata la loro creazione, i due finalisti tornano dinanzi ai giudici, che verificano bellezza, qualità ed efficacia delle loro creazioni. Solo uno dei due fabbri vince, diventando perciò campione e incassando un assegno da diecimila dollari.
Il valore simbolico. Uno show del genere può sembrare strano per gli standard moderni della televisione, in particolare perché si vanno a valutare bellezza ed efficacia di attrezzi che, storicamente, sono strumenti di guerra. Eppure, quello che il programma riesce a trasmettere pienamente è la concezione della forgiatura come vera e propria forma d’arte. Non solo vengono forniti dettagli tecnici sulla costruzione di tali oggetti, dettagli che ormai sono sconosciuti ai più, ma viene sempre sottolineato il valore simbolico della forgiatura, ovvero quello della creazione, del duro lavoro e della fatica che possono piegare perfino il metallo, richiamando il valore mistico e meditativo che la forgiatura ha avuto per secoli in molte culture.
Se siete incuriositi da questo talent show unico nel suo genere, potete trovare gli episodi su History Channel o sul sito web ufficiale. Sicuramente ne resterete affascinati e rapiti, riscoprendo un pezzo di storia che, ormai, si sta lentamente dimenticando.