Harry e Meghan oggi sposi

God save the Queen e l'amore Cronache dal royal wedding

God save the Queen e l'amore Cronache dal royal wedding
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È finita come tutte le favole. Possiamo parlare di come sono diversi i tempi e la società, della crisi delle relazioni e della famiglia, ma tutto cambia per restare uguale e stamattina eravamo in milioni collegati in diretta ad assistere al più blasonato dei lieti fini. Nella cappella di San Giorgio a Londra l’ex scapestrato di casa, bambino triste come la mamma, e l’attivista attrice bellissima afro americana divorziata, Meghan Markle, hanno detto «I will» davanti al mondo. C’era tutto.

 

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Chi c'era. L’attesa della sposa e gli occhi puntati sul vestito, Givenchy, alla fine, talmente semplice da rendere poca giustizia al bellissimo fisico di Meghan, scolpito nello yoga e nella quinoa. La parente ingombrante per eccellenza che potrebbe reagire in tutti i modi, col vestito color lime e i fiori lilla in testa, la Regina, attesa quasi quanto la sposa stessa, che ultimamente abbiamo visto sconfortata da tanto rumore plebeo (ha sorriso solo alle corse del cavalli). Harry, lo sposo nervosissimo ed emozionato, bellissimo, in uniforme. Un uomo che ha messo la testa a posto per amore, il reale più amato, quello genuino, ferito, goffo, inadatto, quello che ha sbagliato, sbagliato e di nuovo sbagliato, che aveva «bisogno di un po’ più di amore», diceva Diana, «occupatevi dell’heir, io penso allo spare» e che noi tutti abbiamo sempre perdonato. William, il fratello maggiore equilibrato e solido, il testimone, che ci è già passato e che un po’ si diverte. La cognata to be, Kate, splendida e sottilissima a un mese dall’ultimo parto, in avorio vestita, educatamente in disparte, ma sorridente, mamma degli adorabili paggetti, George e Charlotte.

 

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Gli assenti evidenti, il papà di lei, e gli illustri presenti. Abbiamo visto Victoria Beckham litigare con un cappellino (il suo è il terzo matrimonio più azzeccato d’Inghilterra) George Clooney confermare con agilità il proprio fascino, Amal Alamuddin di giallo senape vestita gesticolare con imbarazzo e giocherellare con i capelli. Sarah Ferguson, meravigliosa, una donna che porta con eleganza il tempo, quasi sfidandolo. Le ex fidanzate di Harry, le ragazze che non hanno sopportato la pressione della stampa intorno ai palazzi reali, delle quali non facciamo fatica a indovinare i pensieri.

Una donna e un amore. Ma c’era di più. Un Principe che sposa una Cenerentola in stile 2018, una che parla alle Nazioni Unite, una della generazione #metoo, una donna fatta e finita, non una ragazzina sprovveduta. Che entra in chiesa da sola e percorre l’ultimo tratto accompagnata dal padre dello sposo. L’Amore che sovverte le regole, che rompe gli argini (e le scatole alla Regina, ma chi se ne frega, diranno loro, almeno per oggi). Una festa che parla di Diana da tutti gli angoli, per espresse volontà e ammissione di Harry, un appuntamento romantico. Nessun politico, solo la famiglia e gli amici. Il Regno in festa, come nei finali Disney. Lui che allunga il collo mentre l’attende la sposa. Lei, la protagonista Meghan “sparkle” Markle: la donna coi riflettori puntati contro, che ha risposto con propria luce, quella che ce l’ha fatta senza una carta che giocasse a suo favore a indossare la meravigliosa tiara della famiglia reale. Elegante acconciatura raccolta e ciuffo che scivola. Le prime parole di lui: «You look amazing, I’m so lucky» e si morde il labbro. Sui social poi, è tutta ironia e ragazze che sognano, «cercati un principe che ti guardi come Harry guarda Meghan». E non hanno torto, i due si guardano come liceali.

 

 

Mentre promette amore eterno (a dire la verità, per la seconda volta) la voce è suadente, impostazione disciplinata (da attrice, diranno i detrattori) accento neutro, non americano, certo, ma nemmeno inglese.
La cerimonia è festosa, il vescovo Michael Curry da vero intrattenitore scalda gli invitati (a momenti sembra un rapper) parla di amore, di fuoco, di energia, celebra a braccio, ma legge da un ipad, lasciando i royals un po’ basiti, un po’ divertiti. Ma c’è anche il classicone della celebrazione nuziale, il Cantico dei Cantici, «Arise, my love, my fair one, and come away», ci sono le fanfare, i sorrisi. La mamma della sposa con le treccine è in lacrime, il padre dello sposo la invita ad avvicinarsi. I nonni dello sposo sembrano più tolleranti che felici ma, che vuoi, sono d’altri tempi. E poi il giro in carrozza, fino a raggiungere Buckingham Palace e i sudditi in festa. Finisce o inizia così questa favola così inedita, così strana, che sembra così nuova ma è vecchia come il mondo. God save the Queen e il vero amore.

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