I consigli di Laura Adele Feltri. Dalla A alla G, l'importanza della classe energetica
Entro gennaio 2030 tutti gli immobili a scopo residenziale dovranno ottenere la “E”, tre anni dopo la “D”. Con alcune eccezioni...
di Angelo Bosio
Da alcuni anni il tema dell’efficienza energetica degli edifici è diventato sempre più importante. Da parte dell’Unione Europea arrivano regole sempre più stringenti che puntano verso una svolta “verde” delle costruzioni. Anche a Bergamo questo aspetto è molto avvertito. Ne abbiamo parlato con Laura Adele Feltri, esperta del settore casa e agente immobiliare.
Cosa è la classe energetica di un immobile?
«La classe energetica permette di conoscere il fabbisogno di energia necessario per garantire un buon riscaldamento dell’appartamento e la produzione di acqua calda, l’illuminazione e di conseguenza per determinare i consumi e i costi. Dal 2005 conoscere la classe energetica è obbligatorio in caso di vendita o locazione di un immobile e anche per pubblicare un annuncio immobiliare. È necessario per capire gli interventi necessari al miglioramento del consumo di energia dell’immobile. Le classi vanno dalla A - migliore prestazione - fino alla G, peggior presentazione. Il certificato di classe energetica ha una validità di dieci anni e se si effettuano interventi di riqualificazione (sostituzione caldaia, infissi ecc.) deve essere aggiornato».
Quindi è importante questo documento?
«Molto importante: essere a conoscenza di quanto consuma la nostra abitazione ci agevola nella ristrutturazione dell’immobile per conseguire un livello migliore. Procedendo dalla classe G fino alla classe A, si incrementa l’efficienza energetica. Per favorire gli interventi lo Stato ha varato una serie di agevolazioni per i proprietari che intervengono, a cominciare dal dibattuto super bonus 110 per cento».
Sembra che il consumo di energia degli edifici sia responsabile del trentasei per cento delle immissioni di gas serra nell’atmosfera del pianeta, perlomeno in Europa e l’Unione Europea corre ai ripari. Come?
«L’obiettivo principale è la neutralità climatica entro il 2050, per raggiungerla bisognerà che venga nettamente migliorata la classe energetica degli edifici. Lo scorso 9 febbraio la commissione Industria del Parlamento Europeo ha approvato norme (quelle famose per le auto elettriche) che dovranno essere votate in seduta plenaria nella settimana del 13 marzo».
Quali sono le modifiche approvate?
«Tutti gli immobili a scopo residenziale di ciascuno Stato membro dell’Ue dovranno raggiungere entro il gennaio 2030 la classe energetica “E” mentre nel 2033 dovranno ottenere la classificazione “D”, questo in previsione della neutralità di emissioni fissata per il 2050. I nuovi edifici residenziali dovranno risultare a emissioni zero dal 2028, mentre i nuovi edifici pubblici già dal 2026. Tenendo conto delle difformità dei patrimoni edilizi dei Paesi Ue, la lettera “G” dovrà corrispondere solo al 15 per cento degli edifici con le prestazioni peggiori nel parco immobiliare totale della nazione».
Le nuove norme riguarderanno tutti gli immobili a scopo residenziale?
«Certamente, ma con delle eccezioni. Potranno essere esonerati dai lavori per efficientamento energetico gli edifici di pregio artistico e architettonico, i luoghi di culto, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno e quelle autonome con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati. Esiste la libertà da parte dei Paesi membri dell’Ue di esentare gli immobili di edilizia residenziale sociale solo nel caso gli adeguamenti necessari portino a un aumento del canone di locazione».
Considerato che queste nuove misure saranno impegnative per molti Stati Europei, compresa l’Italia, saranno previste deroghe?
«Tra le modifiche approvate il 9 febbraio troviamo anche la conferma di una deroga che verrà applicata al massimo al 22 per cento delle abitazioni (in Italia rappresenta circa 2,6 milioni di case) che non potrà andare oltre l’1 gennaio 2037. Ovviamente tutti i Paesi membri sono tenuti a fornire all’Ue motivazioni valide».
Quali ragioni potrebbero esserci per ottenere la deroga e che cosa avverrà a quegli edifici?
«Possono essere molteplici come il prezzo troppo elevato delle materie prime, la difficoltà a reperire manodopera qualificata o addirittura l’impossibilità tecnica di realizzare i lavori. Quindi gli edifici potranno fermarsi al livello energetico massimo che si potrà raggiungere, anche se inferiore alla direttiva Europea, in virtù di questi impedimenti».
Verranno stabiliti parametri?
«Attualmente ogni Paese dell’Eurozona ha adottato una propria classificazione spalmata su tutto il territorio nazionale. Per questo motivo la direttiva “verde” intende uniformare le performance energetiche degli immobili di tutti gli Stati, seguendo una scala standard. La lettera “A” verrà attribuita alle abitazioni che soddisferanno il target emissioni zero, fino alla lettera “G” per gli immobili con peggiori prestazioni; ricordo che questa porzione di edifici non potrà superare il 15 per cento del patrimonio immobiliare nazionale. Per le classi intermedie ci rimettiamo al testo definitivo che deve essere ancora approvato».
Può dirci quali sono i gradini successivi per l’approvazione finale?
«Nel mese di marzo 2023 è prevista la votazione dell’Assemblea Plenaria dell’Europarlamento, quindi avrà inizio il negoziato tra le tre Istituzioni Europee, che sono Commissione, Consiglio e Parlamento. Si giungerà così all’approvazione finale con la pubblicazione della direttiva sulla Gazzetta Ufficiale».