Il tormentone del Trono di spade in partenza per una tournée epica
Un tormentone planetario. Quelle note epiche risuonano anche per le strade, con i busker a cui piace vincere facile impegnati a dare in pasto ai turisti una melodia rassicurante. Ed eccitante: i passi avanti per andare a mettere una moneta nel cappello dei musicanti assumono i contorni di una cavalcata in pompa magna. Spassosa la parodia a fumetti che Zerocalcare, su Wired, ha fatto di quelle stesse note: ascoltarsi ogni volta quell'interminabile tan tan taratantan taratà mentre sale l'ansia per quanto accadrà dopo è frustrante: «Se sommo i minuti persi a guardare la sigla delle prime cinque stagioni, nello stesso tempo mi laureavo in lingue orientali», annota l'idolo del mondo dei comics satirici a strisce.
La colonna sonora di Games of Thrones, cioè Il trono di spade, è la testa di ponte del successo della serie televisiva firmata Hbo. Gli intrecci sono avvincenti, i personaggi profondi, ma è alla musica che va l'Oscar come elemento più caratterizzante. A comporla Ramin Djawadi, nato in Germania da madre tedesca e padre iraniano.
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Quella sigla d'apertura ora andrà in tournée. «L’anno che verrà - scrive La Repubblica - Ramin Djawadi trasporterà l’epica, favolistica soundtrack di Game of Thrones, da lui composta, nella realtà di 28 mega-arene degli Stati Uniti, con due puntate anche in Canada a Montreal e Toronto. I Sette Regni per la prima volta dal vivo. Con una faraonica orchestra (più coro) da ottanta elementi: alcuni saranno fissi, mentre i più verranno assunti di volta in volta nelle varie città toccate dal tour. Game of Thrones Live Concert Experience è il nome di quest’operazione monstre a sorpresa, unica nel suo genere; “Music is coming”, è lo slogan che l’accompagna. La sconfinata comunità globale di fan del Gioco del Trono, in attesa della settima stagione, è in subbuglio. Una nuova medaglia da appuntare sul petto torbido della serie tv più premiata degli ultimi anni, in programmazione dal 2011. Un’esperienza musicale vera e propria, una full-immersion nei suoi temi sonori più noti, non artificiosa, ma profondamente legata al codice di ricerca del fantasy televisivo per eccellenza di questi anni».
Il compositore. «All'età di 19 anni - scrive Rock.it - Ramin Djawadi si è trasferito in America per studiare al Berklee College of Music. Laureatosi con lode, ha iniziato a suonare la chitarra in alcune band nell'area di Boston, continuando a coltivare però il sogno di diventare un compositore di colonne sonore. Tornato in Germania, il proprietario del suo negozio di strumenti di fiducia tramite l'amico di un amico è riuscito a procurargli il contatto di Hans Zimmer, musicista e compositore a capo del dipartimento musicale dello studio cinematografico DreamWorks. Due settimane dopo Djawadi era a Los Angeles pronto a firmare per entrare ufficialmente nella squadra di compositori della Remote Control Productions».
Niente flauti, please. Al primo incontro con David Benioff e D. B. Weiss, gli sceneggiatori della serie, Djawadi racconta di aver chiesto loro a quali regole attenersi: «Qualsiasi tipo di restrizione mi aiuta nel momento in cui devo scrivere della musica. Il primo strumento che gli sceneggiatori mi hanno vietato di usare è stato il flauto, troppo abusato in altre produzioni fantasy». Così Djawadi ha optato per il timbro scuro e intenso del violoncello, colonna portante del tema principale della serie. La scelta ha avuto decisamente successo. Anche la richiesta di dar vita a un suono globale, vista la presenza di personaggi dai forti tratti etnici, ha dato ottimi esiti: ha spinto Djawadi a utilizzare strumenti come il taiko (un tamburo giapponese) e il duduk, uno strumento a fiato simile al flauto, ma con un suono molto diverso.
Come nasce l'idea della sigla. Il genio non si spiega, spesso. Segue percorsi che le persone normali non comprendono. Così, incredibilmente, nello scrivere la sigla della serie Djawadi è stato ispirato da una versione grezza e primordiale dei titoli di testa che aveva visto su un computer negli uffici di produzione. Il successo che ne è scaturito e sotto gli occhi - anzi, alle orecchie - di tutti. Tantissime band hanno fatto la cover di quella melodia, tra cui The National, Hold Steady e Sigur Ròs, che appaiono addirittura in un cameo durante il matrimonio di Re Joffrey's nel secondo episodio della quarta stagione.
Galeotto fu un western. Il fantasy in tv è cambiato, insomma, grazie alla musica di Djawadi. E pensare che tutto nasce da un film, I Magnifici Sette. «È il film che mi ha spinto a entrare nel mondo della musica sin da bambino, ha acceso qualcosa in me che non so nemmeno spiegare. Quella colonna sonora (composta da Elmer Bernstein, ndr) è così incredibilmente orecchiabile che riesci a cantarla da sola. Questo è ciò che la musica da film dovrebbe fare, creare un legame che rafforzi l'unicità di quella pellicola. Se ascolti la musica senza l'immagine e chiudi gli occhi dovresti essere automaticamente trasportato in quel mondo».