Riviviamo il 2015, scopriamo il 2016 tra mode e tendenze ai fornelli
Gli ultimi dodici mesi non hanno rivelato cedimenti per quanto concerne la moda ormai dilagante del cibo, della cucina e dei cuochi. Tendenza tutt’altro che condannabile, finché richiama l’attenzione sull’importanza dell’alimentazione e dei suoi rapporti con salute e ambiente; tendenza un po’ meno apprezzabile quando diventa un pasticcio assai poco professionale di ingredienti male assortiti, ma che pare facciano spettacolo. Pare pure che ci siamo accorti soltanto ora che la gastronomia fa storia, marca gli anni e le stagioni. Tutto ciò per dire: quali prodotti, ingredienti e piatti hanno segnato il 2015? E quali saranno in voga nel prossimo anno? Il sito Dissapore fornisce la risposta alla prima domanda.
10) Ostriche
Il 2014 non è stato un buon anno per le ostriche, ma nel 2015 sono tornate a interessare le cucine stellate.
9) Gelatina
Negli anni Ottanta andava di moda, poi più niente. Ora la mitica gelatina è tornata a lucidare i piatti, con sottilissimi fogli realizzati a regola d’arte. Niente a che vedere con quelle specie di budini trasparenti tutti tremolanti.
8) Aglio nero fermentato
È una cosa strana, ma di gran successo. Non ha per niente il cattivo retrogusto dell’aglio tradizionale, quello usato per tenere lontano i parenti di Dracula, tutt’altro; lascia un gradevole sapore di liquirizia ed è quasi dolce. E fa bene pure alla salute.
7) Saké
Il saké, la bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso, non è più solo un affare da ristorante giapponese. È diventata una questione per esperti del settore, che difendono bene la loro nicchia. A Milano ha aperto una saketeca dove se ne possono assaggiare di tutti i tipi.
6) Mozzarella di bufala
L’intramontabile. Nonostante la diossina e altre magagne. Il suo cuore morbido di latte e freschezza rimane una delle cose più buone che si possano assaggiare.
5) I tuberi
Patate gialle, patate viola, zenzero, topinambur e tapioca, sedano rapa, pastinaca, scorzonera e il non plus ultra, il daikon, noto anche come ravanello cinese. I tuberi sono un inno alla biodiversità e non possono mancare nelle dispense degli chef di tendenza.
4) I brodi
Fanno bene alla salute, alla linea e sono pure buoni. Insomma, non sono mica per i malati. Se ne fanno di tutti i tipi, con verdure e legumi, carne e pesce, e ci sono anche interessanti spunti che vengono dalle cucine di Paesi lontani, soprattutto da quelli orientali. Un altro vantaggio dei brodi: permettono di riutilizzare in modo creativo e soddisfacente gli avanzi del giorno prima.
3) Piccione
La carne di piccione è assai prelibata, nonostante l’animale in questione ci faccia imprecare (e non poco) data la sua proliferazione nelle città e la sua cattiva influenza su edifici e monumenti. Però in padella sono davvero buoni, almeno così dicono. Nel 2015 è tornato a comparire sulle nostre tavole, dopo molti anni di messa al bando. Le ricette che lo vedono protagonista sono diverse: c’è il piccione in salsa di miele e rubesco, piccione e fagioli, insalata di piccione con canditi e aceto balsamico. Probabilmente, però, i piatti più buoni restano quelli della tradizione.
2) Dolce non dolce
Tropo zucchero fa male, anzi malissimo. Per non rinunciare all’abitudine del dessert a fine pasto ci si è inventati allora dei dolci che in realtà sono salati. Tra le ricette di questa pasticceria atipica ci sono macaron al formaggio, meringhe allo speck e i panettoni ai pomodori secchi e pecorino. Un paradiso per chi ama sperimentare.
1) Carbone vegetale
No, non è quello che si mette nella calza il 6 gennaio. Si tratta di un tipo di carbone che usano nelle panetterie più chic per fare il pane nero, ma anche nelle pizzerie e nelle hamburgerie – sempre quelle chic. Il carbone vegetale, inoltre, è ottimo per combattere gonfiori, disturbi della digestione, acidità di stomaco e altri acciacchi dell’apparato gastrointestinale.
Le previsioni per il 2016 sono date, invece, dalla Cucina Italiana. Dovremo aspettarci contaminazioni tra luoghi e tempi diversi e molta attenzione per i mondi dei non-onnivori (vegetariani e vegani). In sostanza, una accentuazione di qualche tendenza già in atto.
10) La cena a casa
Si prenoterà la cena per telefono, oppure con una email. Si riceveranno non solo pizze, ma anche piatti gourmet. Addio take-away.
9) New-mexican
Il Sol Levante lascerà il turno al Messico: piatti magari meno raffinati, ma comodi da consumare per strada.
8) Caffè americano
Parla da sé la possibile prossima apertura di Starbucks in Italia.
7) Basta ipermercati
Tornano i piccoli negozi, quelli che vendono prodotti difficili da trovare. La spesa giorno per giorno sostituirà le macchinate delle gite nei supermercati e avvantaggerà piccoli imprenditori, anche immigrati.
6) Piatto pronto, ma fatto da mani di chef
Patatine, pasta sfoglia surgelata, piatti pronti, sughi e altre preparazioni gastronomiche saranno realizzate dai cuochi più importanti e messi in vendita. Per un pasto veloce e già pronto, ma buono.
5) Fare a meno di tutto
Al bando glutine, lievito e zucchero. Sono diventati la triade del Libera nos Domine culinario – anche con qualche esagerazione. Tra intolleranze vere o presunte che dilagano, sono comparsi i primi dolci ad alto contenuto proteico, direttamente dagli Stati Uniti.
4) La pasticceria francese classica
I dolci francesi sbarcheranno a Milano con il Pascal Caffet, la Patisserie des Reves e Pierre Hermè Croissant. Susciteranno interesse, forse cambieranno qualcosa.
3) Il Postmoderno dell’etnico
L’etnico prenderà spunto dalla cucina italiana, non il contrario. Ristabiliamo le gerarchie.
2) Sua Maestà la Verdura
I toast di avocado fanno impazzire gli americani e arriveranno anche in Italia. Tofu, seitan e gli altri formaggi vegetali entreranno nei piatti più raffinati. Le verdure si stanno ritagliando uno spazio sempre più rilevante nella nostra dieta quotidiana. Buona cosa, visto che sono anche eco-sostenibili.
1) Ritorno all’antico
Le sperimentazioni degli ultimi tempi lasceranno il passo alle care, vecchie ricette della tradizione, con la selvaggina, le patate e gli spinaci che scalzeranno il cavolo nero, le rape e gli altri ortaggi dai nomi singolari.