I mercatini di Natale, ma alternativi Una moda che cresce anche da noi
Fioriscono lentamente, ogni anno, sempre più numerosi, meglio organizzati, a tratti di tendenza. Sono gli eventi natalizi alternativi, che non passano dal centro città, non dai centri commerciali, non dai negozi. Mercatini soprattutto. Ma anche concerti, quasi dei piccoli festival, magari in una fabbrica (come lo Yule alla Elav di Comun Nuovo), in una ex fabbrica (il Factory Market allo Spazio Fase), in una ex centrale termoelettrica (il Flea Market in via Daste e Spalenga), in club dove si suona dal vivo (DomenicUp, domenica 16 al Druso). E potremmo andare avanti. Restano un fenomeno di nicchia: non fanno i grandi numeri dei loro “concorrenti” mainstream. Ma allargano il loro raggio d’azione, anche a Bergamo.
A Milano, più al passo coi tempi per sua stessa natura (metropolitana), il fenomeno è decisamente più accentuato. Il fenomeno passa dal desiderio di un’estetica nuova, da una socialità diversa, senza per questo rinnegare il dato di partenza del periodo: ci si fa i regali. Voler donare un vecchio vinile usato invece del cofanetto che il tal artista pubblica ogni anno, perché conosce la scarsa fantasia dei suoi fans in fatto di strenne, non è solo un fatto culturale. C’è un rigurgito di autostima, in fondo, perché nell’era del tutto e subito (o in poche ore), alle grandi catene che hanno colonizzato le aree dello shopping, e ad Amazon, un dono ricercato con pazienza, originale, non facilmente replicabile, dà soddisfazione anche a chi quel regalo lo fa.