Ormai è un mondo di vegetariani E anche il mercato si adegua
C’era un tempo in cui essere vegetariano o vegano equivaleva a una specie di alienazione sociale. Li guardavano di sottecchi, gli avversari della proteina animale, scuotevano la testa e alzavano le spalle. Era gente alternativa, insomma. Oggi, invece, sono più alternativi quelli che se ne infischiano degli allarmi dell’Oms e consumano carni rosse come se non ci fosse un domani. Il popolo veggie, infatti, sta ingrossando le sua fila a un ritmo più che notevole, in Italia: aumenta di 1.600 persone al giorno. Nel 2013 erano il 6 percento, nel 2014 sono diventati il 7,1 percento e nel 2015 sono cresciuti fino all'8 percento. Le cifre sono state fornite dal rapporto annuale Eurispes.
Cambio di tavole. C’è in atto un cambiamento delle abitudini alimentari che probabilmente segnerà il passo, negli anni a venire. L'allarme lanciato sulla carne rossa e gli insaccati non è passato inosservato. Basti pensare che dopo solo due settimane dalla pubblicazione del report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul potenziale cancerogeno di alcuni cibi, la vendita di carni e salumi è calata del 10 percento. «Dal 2010 i consumi di carne diminuiscono al ritmo del 5 percento l' anno», fa notare Nicola De Carne di Nielsen Italia.
Nuovi mercati. Prosperano così i mercati che, prima, erano appannaggio di una cerchia ristretta di persone. Un esempio? I produttori delle bevande sostitutive del latte, come il latte di soia, avena, riso, mandrola e via dicendo. Le vendite, in questo caso, sono aumentate del 17 percento, nel corso dell’anno che si è concluso due mesi fa. Lo stesso discorso vale per gli altri derivati della soia e anche per le zuppe di verdura già pronte. Fioccano così le ricette che usato il tofu al posto della ricotta, il seitan al posto del macinato di carne per cucinare il ragù. Cose da far rabbrividire ogni bolognese che si rispetti, e non solo. Il franchising, che dà sempre ragione al cliente, non si è posto troppe domande e si è subito buttato a capofitto nel mondo del “solo verdura, o quasi”. Sono spuntate come funghi le catene per vegetariani e vegani (Veggy Days, Universo Vegano), le farmacie, le pasticcerie e i supermercati che vendono solo, o anche, prodotti per i non consumatori di carne. La Coop, ad esempio, ha introdotto ViviVerde, Esselunga VeganOk. Il fatturato annuo è buono e promettente: vale 320 milioni.
Tra moda e consapevolezza. Le aziende che sono legate a prodotti tradizionali hanno cercato di adeguarsi al trend. La Findus sta commercializzando gli hamburger vegani, mentre Granarolo ha lanciato una linea tutta vegetale, raccogliendo in soli nove mesi 14 milioni di euro. Gli allevatori, intanto, cercano di salire sul carro del vincitore: presto si daranno alla produzione di burger e polpette vegetali al 100 percento. Oltre alla moda del momento, ovviamente, c’è di più. Per operare un vero e consapevole cambiamento alimentare è necessario documentarsi. È quello che molte famiglie italiano stanno facendo, come si può notare dalla crescita pubblicazioni veg in Italia, cresciute dalle 41 nel 2013, 98 nel 2014 alle 193 nel 2015 (dati Aie/Nielsen). Sembrerebbe impossibile, ma l’Italia sta contendendo alla Germania il primato di Paese più vegetariano dell’Unione europea. Pare proprio che il nostro Paese sia avviato verso un futuro decisamente più verde, almeno nell’ora dei pasti.