Incontri inevitabili

Pensieri segreti di una commessa Dopo il caffè, assaggi di mortadella

Pensieri segreti di una commessa Dopo il caffè, assaggi di mortadella
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Avevamo abbandonato la nostra commessa in mezzo all’ipermercato alle prese con i banchetti di assaggi gratuiti domenicali. La strada verso la sua meritata focaccia è ancora lunga. Dopo il caffè come aperitivo, stai giustamente puntando decisa verso la panetteria, con l’intenzione di ignorare qualsiasi altra persona che ti proporrà cose. Ma sottovaluti loro, i nostri carissimi passeggiatori domenicali che ciondolano in mezzo alla corsia. Resti bloccata dietro una carovana di nonni con nipoti che usano il carrello come deambulatore/recinto e sono invece molto attratti dai banchetti perché almeno i bambini si distraggono.

Lo smacchiatore spray. Vieni inesorabilmente attirata anche tu nell’orbita gravitazionale del banchetto dello smacchiatore spray. In effetti potrebbe essere una soluzione per sciogliere la patina felpata che hai sulla lingua, ma purtroppo la promoter è tutta intenta a dimostrare l’efficacia del prodotto imbrattando di sugo e cioccolata una serie di stracci. Presa dal furore, si avvicina a te ignorando completamente la tua divisa di addetta ai lavori e cerca di sporcarti e smacchiarti. Devi per forza usare la violenza. Le dici: «Io lavoro qui». Lei allora si ritrae come di fronte al padrino e smacchia tutte le piastrelle dove pesti fino a quando sparisci e te ne vai oltre.

 

 

La mortadella a cubetti. Ti senti potente, ora nessuno potrà più fermare la tua avanzata verso il cibo. E invece, compare all’orizzonte il banchetto della mortadella in cubetti. La povera promoter ha un braccio da tennista a furia di tagliare cubi, che nell’orario di pranzo vanno un po’ come il caffè. Anche dopo il caffè; infatti riconosci alcuni clienti che già avevi incrociato prima, e che volontariamente stanno lottando nel gregge per accaparrarsi l’ammazzacaffè insaccato. Tu ne faresti a meno, ma inesorabilmente la povera ragazza infila in bocca anche a te un cubo di mortadella che finisce di impastarti le fauci.

Il latte-non-latte con le tazze. Ma non avevi fatto i conti con il banco delle tazze da colazione. Sei ancora ingolfata dallo strato di grasso che ti ha isolato le papille gustative per sempre, quando vieni braccata da una signorina vestita a metà strada tra un cowboy e una tirolese. È la promoter del nuovo latte HD, a lunga conservazione ma fresco, senza colesterolo con l’aggiunta di vitamina D e la sottrazione di lattosio e al gusto di papaya, che non fa mai male. Praticamente del latte ha solo il nome, ma per invogliarti a consumarlo comunque si sono inventati delle tazze da collezionare con le facce/gli animali/il tuo nome. «Dammi quella con la morte nel cuore» stai per dire alla sfortunata ragazza, ma poi noti che porta anche un cappello con le corna e pensi di non infierire ulteriormente. Sei costretta a prendere un depliant in cui raccogliere i punti per ottenere la tazza dei tuoi sogni, che vale solo e dico solo sessantacinque punti più dieci euro.

 

 

Lo yogurt magico. Più avanti riesci a dribblare il banchetto dei cereali perché confondi la promoter sventolando furbamente il foglietto del latte OGM, ma al varco ti aspetta lei. La ragazza dello yakult. Le promoter degli yogurt sono sempre particolarmente agguerrite, sarà perché ne bevono tantissimo e sono in forma. Ad ogni modo ci tengono sempre molto a informarsi sulla vostra frequenza di evacuazione e a farvi sentire dei gran pezzi di evacuato se siete sotto la media decisa da loro. Si prodigano in spiegazioni come se lo yogurt lo producessero loro e sottolineano sempre la variegata e numerosa gamma di fermenti lattici presenti in quel vasetto. 6,5 miliardi! 6,5 miliardi! Praticamente non è uno yogurt, è un pianeta. Non sai se te la senti di sterminare un intero ecosistema, ma loro sono così agguerrite che hai un po’ timore che provino a rimpinguare la tua flora batterica passando dalla strada più breve. Perciò ti rassegni e bevi anche lo yogurt alla fragola.

Il sushi al reparto ortofrutta. Praticamente ormai hai fatto una colazione completa, peccato che invece avresti voluto sfondarti di arrosto. Finalmente vedi a pochi metri il banco forno, senti già il profumo del pane che ti consola, ma no. L’ultima prova ti attende. Nel bel mezzo del reparto ortofrutta è spuntato il nuovo banco del sushi con un addetto orientale rigorosamente minaccioso che deve promuovere il suo pesce. A te il sushi fa schifo, ma ormai il tuo appetito l’hai lasciato nella tazzina del caffè e quindi a malincuore ti infili in bocca anche l’ultimo assaggio di cibo inadeguato al pranzo. Quando compri la focaccia ti accorgi che la pausa pranzo è quasi finita, quindi la mangi in corsa mentre torni al tuo negozio. E il primo cliente, è scontato, sarà uno di quelli che dice: «Eh, ma vi fanno lavorare anche di domenica!». Ora sapete perché il cannibalismo è un pericolo reale.

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