Consigli per il riciclo

Pensieri segreti di una commessa Che fine fanno le uova di Pasqua?

Pensieri segreti di una commessa Che fine fanno le uova di Pasqua?
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Pasqua è passata, il Signore è risorto e anche noi possiamo faticosamente sollevarci dai divani per riprendere le nostre normali diete. Che ne sarà quindi delle montagne di colombe e uova di cioccolato che sono rimaste tra gli scaffali?

Prezzi stracciati. La parola d’ordine per tutte le commesse è ovviamente SCONTO. Sconti stratosferici fino anche al 60 per cento su articoli che il giorno prima avreste pagato consegnando un rene alla cassa. Ogni anno assisto alla corsa all’uovo, all’arraffo della colomba da portare alla grigliata di Pasquetta. Poi, esattamente il giorno successivo, vedo le mie colleghe attaccare una bella scritta rossa che urla «meno 50 per cento» e mi chiedo se non sia il caso di festeggiare, d’ora in poi, la Pasqua ortodossa. Sarebbe certamente una gloria per il portafogli. Ma malauguratamente quest’anno le date hanno coinciso.

 

 

Astio da cacao. Ogni anno, comunque, siamo costrette a spostare e ammassare infinite volte nel giro di poco tempo questa marea di uova malinconiche, che nessun bambino guarda più. Sì perché la colomba magari qualcuno se la prende anche dopo Pasqua per immergerla nel latte a colazione; costa solo due euro, è piacere a basso costo. Ma l’uovo, quello, nessuno se lo piglia più. Le madri, tra l’altro, il giorno di Pasqua acquisiscono un astio da cacao che dura almeno fino all’autunno. Ogni bambino italiano riceve dalle tre alle otto uova pro-capite (per una spesa complessiva media di almeno 60 euro), che significano chili di cioccolato frantumato male e che quindi non si stiva nemmeno bene nei contenitori Tupperware. La mamma non sa più dove metterlo e soprattutto cosa farne, quindi quando vede le uova sugli scaffali diventa un toro alla corrida e tira dritto col carrello.

«Ci siamo anche noi!». I poveri dolci pasquali restano a scintillare tristemente sulle mensole, svalutandosi giorno dopo giorno in preda alle leggi del consumismo e della depressione. Prima vengono ammassati in piccoli dispenser disordinati un po’ in disparte, poi vengono avvicinati all’ingresso, minacciosamente. Poi vengono affiancati ad altri prodotti, della serie «Ci siamo anche noi!», e vengono disposti in piccoli gruppi o appese ai lati degli scaffali. Fino a quando la commessa di turno dovrà spostarli per l’ennesima e ultima volta in magazzino. Fine della vita delle uova.

 

 

Che fine fanno. Vi siete mai chiesti cosa ne facciamo delle rimanenze pasquali? A parte proporvele fino alla nausea e annetterle come gadget al detersivo, intendo. Vi voglio svelare questo mistero del commercio. Le uova di Pasqua, contrariamente a quanto voi consumatori forse penserete, non sono magiche. Non spariscono dopo due settimane, né si trasformano per incanto in ovetti Kinder. No, non vengono regalate ai bambini poveri dell’Africa come vi racconta qualche pio credulone (a meno che in Africa abbiano voglia di una fonduta, ma non mi sembra adatta al clima). Vengono restituite al mittente. Amen. Ritornano al fornitore, che ovviamente non le butta, ma ve le ripropone sotto forma di cioccolatini o altri dolci. Madri, le uova di Pasqua vi perseguiteranno comunque, perché volete aspettare che le reimpastino e ve le facciano pagare di più? Perché non comprarle subito, e togliere quindi la fastidiosa incombenza a noi commesse di traghettarle in giro per il centro commerciale?

 

 

Consigli per il riciclo. Vi assicuro che noi le odiamo più di voi. Vi voglio quindi rendere noti alcuni metodi per riciclare il cioccolato pasquale a cui forse non avete pensato, ma che vi assicuro, ci renderanno tutti più felici. Primo metodo, potete ovviamente cucinare un sacco di dolci al cioccolato, cosa ve lo dico a fare. Ed evitare di comprarne altrettanti. Se proprio siete amanti del conservante chimico, portateli in dono a noi come ringraziamento per il paziente lavoro di sopportazione dei vostri figli. Grazie. Secondo metodo, usate il cioccolato sciolto come maschera di bellezza. Considerata la quantità di burro di cacao contenuta (e ora scommetto che state andando a recuperare l’etichetta) dovreste avere una pelle liscia per giorni con una sola applicazione. Terzo metodo, se avete l’accortezza di comprare certe marche particolarmente pastose, potete stuccare le crepe della cantina o usare il cioccolato come colla a caldo per i vostri lavoretti. Quarto metodo, fondetelo e fatene delle candele per Natale. Risolvereste così anche metà dei futuri regali inutili che tanto dovrete per forza comprare. Infine, potreste anche pensare di acquistare le uova e poi conservarle per l’anno prossimo. Fate da voi i calcoli sul risparmio che otterreste!

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