A caccia di «tipe»

Pensieri segreti di una commessa La carica dei tamarri a Oriocenter

Pensieri segreti di una commessa La carica dei tamarri a Oriocenter
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Lavorare in un centro commerciale può essere un’esperienza affascinante. Come avrete capito, è un po’ come stare allo zoo, raggiunto un certo grado di professionalità-esasperazione. Non vorreste improvvisarvi Alberto Angela? O guida nel safari della galleria? Nessuno che vuole fare a cambio, e lasciare a me il suo noioso lavoro d’ufficio? Oggi prenderemo in esame una strana specie animale che si aggira al centro commerciale, solitamente nel primo pomeriggio o nelle ore prima delle proiezioni serali al cinema. Osservate anche voi d’ora in poi la fauna nativa: gli adolescenti tra i 13 e i 18 anni. Coloro che dipendono in toto o quasi da mezzi di trasporto pubblici o accompagnatori per giungere qui, ma che invece appena varcate le soglie vorrebbero poter dire a loro padre: «Ambrogio, torna a prendermi per cena».

La discesa dall'auto. La scena dell’abbandono del genitore è esilarante. Scendono dalla macchina e la velocità dell’animale selvatico, che il genitore ha acconsentito ad accompagnare, aumenta esponenzialmente più si avvicina alle porte scorrevoli. Non sia mai che qualcuno dei suoi simili all’interno del centro commerciale lo veda in compagnia di un adulto che gli assomiglia. L’obiettivo è entrare dentro alle porte apparentemente soli, lasciando indietro l’accompagnatore affannato.

L’incontro con il branco. L’incontro con il branco avviene quasi subito, in modalità diverse per maschi e femmine. Ma in qualunque caso, il genitore viene di sfuggita salutato con un cenno del braccio che potrebbe essere uno stiramento, uno spasmo o un ballo di gruppo e che significa: «Se ti avvicini e ti riconoscono come mio simile, sarò costretto a ucciderti». Vorrei prendere in esame per primi i gruppi composti da esemplari maschili.

 

 

La "divisa d'ordinanza". La livrea dei piccoli tamarri è riconoscibile innanzitutto dai pantaloni, la cui permanenza addosso a loro rappresenta un fenomeno non spiegato dalla fisica: rigorosamente portati con il cavallo alle ginocchia, lasciano intravedere la mutanda; a volte con esiti non proprio virili se lo slip è quello con gli orsetti regalato loro dalla nonna. Tuttavia, di certo l’attenzione sarà sviata grazie alla cintura, sulla cui utilità ci interroghiamo tutti vista la posizione delle brache, e che soprattutto sembra essere graffettata proprio all’altezza dell’inguine. Sorvolando sull’origine carceraria di questo moda (no, è più forte di me, ve lo dico: nelle carceri i pantaloni portati a quel modo indicavano “disponibilità” di un certo tipo), pensavo che il cavallo “scivolato” venisse contrastato da un’altra moda dilagante: il risvoltino. E invece no! Bizzarramente esistono pantaloni da Aladin con i risvoltini sopra la caviglia. È un mondo ingiusto, lo so.

Il rituale di saluto. Il rituale di saluto di questo branco maschile consiste in manate, pacche e colpi diffusi, più o meno violenti a seconda del grado di accettazione dell’individuo all’interno del gruppo. Contrariamente a quanto si può pensare, più alta è la considerazione di cui gode il soggetto, più violento è il colpo assestato. Praticamente il maschio alfa rischia il trauma cranico o la sterilità a ogni saluto. Una volta sottolineata la gioia di vedersi con atti fisici, risate ed epiteti affettuosi non ripetibili per iscritto, inizia la passeggiata.

 

 

La ronda nel centro commerciale. Il centro commerciale è l’habitat naturale di questi piccoli branchi. Essi infatti sono nati nell’epoca in cui è normale sentirsi rispondere alla domanda: «Dove andiamo a prendere il gelato?». «Andiamo a Oriocenter». Li abbiamo creati noi, insieme alle aperture domenicali, ai promoter e al trucca bimbi. Battiamoci il petto. Perciò sono abituati a considerare la passeggiata come un naturale ambiente di socializzazione e caccia grossa, invece che andare in centro o in piazza. Complice ovviamente anche il genitore, che a distanza di cento metri segue la prole e poi a una certa si arrende, sedendosi al bar e controllando ogni tanto che la progenie transiti periodicamente ad anello davanti a lui.

Il gruppetto di maschi infatti, esaurisce ben presto i negozi visitabili. Innanzitutto per carenza strumentale: sono spiantati e possono permettersi solo un panino di cartone dal Mc (che per altro rappresenta la loro principale fonte di nutrimento, o così sembrerebbe dalla quantità consumata). Seconda cosa, una volta visitato l’Apple store, i negozi di elettronica e videogiochi e qualche vetrina di scarpe da ginnastica, il loro interesse per lo shopping è già appagato per il resto del mese.

 

 

Quindi l’occupazione principale dei soggetti sembra quello di fare letteralmente le ronde cadenzate del centro commerciale, macinando per altro numerosi chilometri a un ritmo serrato che a volte ho cronometrato. Proporrò lo sport per le prossime olimpiadi, possiamo chiamarla “‘deambulazione a ostacoli con difficoltà aumentata”, dove la difficoltà sarebbe, a seconda della categoria, i pantaloni o la frangia impataccata davanti al naso.

Il rituale amoroso. L’unico scopo di questo vagare sembrerebbe parlare (possibile che la funzione motoria di questa specie sia collegata al linguaggio, altrimenti perché non sedersi?), lanciarsi battute volgari davanti alle vetrine e indicare i passanti ridendo sguaiatamente e credendo che sia un centro commerciale per sordi. Ho capito solo dopo studi approfonditi che questo fa parte del rituale amoroso dei giovani tamarri, che si preparano così alla loro vita da tamarro adulto. Pare infatti che urlare battute di dubbio gusto, indicare con scherno ogni sorta di minoranza (di cui anche la commessa fa parte) e dare spallate destabilizzanti, abbia l’effetto di attirare i branchi di femmine che si aggirano per la galleria. I maschi sono costretti a ronde così veloci e frequenti perché le “tipe” (cito testuali parole) sono più attratte di loro da ogni sorta di vetrina luminosa e quindi passano molto più tempo all’interno dei negozi, costringendo i raminghi a frequenti passaggi di fronte alla tana dove si rifugia la loro ipotetica partner.

 

 

Quando finalmente il gruppo di ragazze esce dal negozio, e guarda un po’, per pura coincidenza il branco si ritrova a passare loro vicino, ecco scattare il meccanismo di mutuo aiuto nei confronti del membro attratto da qualcuna di loro. L’azione di squadra prevede immancabilmente l’insulto o il dileggio nei confronti dell’innamorato, con conseguente “coppino” o “stretta della morte” per evidenziarlo meglio agli occhi della femmina. Se siamo in presenza di esemplari molto giovani potremmo assistere anche a una sorta di incoraggiamento fisico del branco che prevede la spinta del soggetto verso la di lui prescelta. Tutto questo non porta quasi mai all’avvicinamento, tutt’al più provoca rossore imbarazzato, frasi stizzite del branco di ragazze e al massimo qualche risolino. Ma il branco di tamarri pare sicuro del funzionamento di questa procedura, perché succede quasi sempre ed è compito del maschio alfa attirare l’attenzione delle femmine anche per tutti gli altri, di solito alzando la voce o ridendo come se avesse un megafono di traverso nella trachea.

Per fortuna la libertà di questi branchi è vigilata e limitata nel tempo dalla pazienza del genitore che li riporta in cattività. Come commessa non provo astio per questo tipo di fauna. Ma lasciate che vi racconti, settimana prossima, delle loro corrispondenti femminili e vedrete che vorreste aprire la caccia grossa anche voi.

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