Pensieri segreti di una commessa L'odio profondo per il cappellino
Uno dei tanti motivi per cui da quando faccio la commessa ho perso per sempre il mio entusiasmo per il Natale sono gli accessori di abbigliamento che i dipendenti dei centri commerciali sono costretti a indossare. Già potrebbe sembrarvi incredibile sapere che durante le feste siamo costretti ad accettare straordinari al limite della schiavitù, sorbirci tutte le vostre paranoie sui regali, assistere alle crisi isteriche di chi deve organizzare il pranzo per un esercito di parenti, il tutto con il sorriso sulle labbra e fingendo di essere pervasi di spirito natalizio. Come se non bastasse questo stress, la commessa deve adempiere al suo lavoro agghindata come l’elfo di Babbo Natale con il QI più basso di tutto il Polo Nord. Come minimo, se avete prestato i vostri servigi sotto le festività vi è toccato indossare un cappellino rosso con il pon-pon. Per la legge di Murphy, il suddetto copricapo a) è rotto o macchiato, b) è inamidato e dritto come un ricevitore radar e c) non è mai della vostra misura, facendovi sembrare alternativamente Cucciolo dei sette nani o fermandovi la circolazione del cranio. Per dare veramente l’effetto Natale poi sicuramente sarà fatto di pannolenci (se siete fortunate) o di acrilico infeltrito antitraspirante. In questo modo i vostri capelli dopo dieci minuti esatti saranno unti e piatti come dopo una sauna, dandovi un aspetto fresco e accogliente oltre che natalizio.
Il cappello potrebbe poi essere accompagnato da un pon-pon luminoso che dopo otto ore di cassa fa le scintille e rischia di farvi prendere fuoco, oppure, più simbolica ed evocativa, una corona di lucine intermittenti. Può dare richiami cristologici agli osservatori attenti all’iconografia (anche se nel periodo dell’anno sbagliato) e contestualmente potrebbero scatenare crisi epilettiche nella commessa che le indossa per otto ore, ma l’importante è essere natalizie. Se poi il vostro karma vi punisce e siete assunte in qualche negozio di cosmesi e simili, il trash incombe su di voi. Potreste essere costrette a mettervi ombretti e glitter brillantinati così carichi da riflettere la luce dei faretti, accecare le clienti e dare l’impressione ai più di aver confuso il negozio con il vostro dopolavoro in fascia protetta. Spesso poi ci vengono generosamente donate dal datore di lavoro stesso delle magliette a tema. Più spesso LA maglietta a tema, una ciascuno che però deve durare tutto il mese e il cui uso quotidiano è caldamente consigliato. Perciò questo indumento verrà compulsivamente lavato e asciugato con il phon per evitare di avere lo stesso odore di una renna e per essere indossato ogni mattina con lo stesso entusiasmo di quando eravate bambine.
Esistono poi anche accessori come sciarpine o gilet inspiegabilmente pieni di lustrini e paillettes che più che al Natale fanno pensare a un circo di cui le commesse purtroppo sono le foche ammaestrate. Al peggio non c’è mai fine però, e infatti per alcune colleghe la dotazione festiva è un favoloso cerchietto a tema. Salva i capelli dall’unto, ma in compenso inzacchera la dignità pesantemente. Dalla scritta “Merry Christmas” all’agrifoglio finto, trovo tutti i cerchietti terrificanti, nessuno escluso. In testa alle mie povere colleghe dallo sguardo affranto e vilipeso ho visto pupazzi di neve, fiocchi luccicanti, alberi di Natale e auguri in varie lingue (a volte anche scritti in modo sbagliato). Niente però potrà battere i cerchietti con le corna delle renne. Quale strategia di marketing vi fa pensare che i clienti siano propensi a spendere più soldi se chi vende loro i panettoni è una cornuta? A volte si illuminano anche, giusto per darsi un tono.
Comunque noi commesse non siamo tutte uguali. Mi capita di incontrare sulla mia strada colleghe che sono contente di essere agghindate come via XX Settembre la sera del 24 dicembre. Rincarano la dose comprandosi orecchini a forma di palle di Natale o di biscotto di pan di zenzero, si mettono solo collane rosse e argento dal 2 novembre e si fanno dipingere le unghie a tema. Entrano in negozio canticchiando pure le canzoncine che passano in radio un milione di volte al giorno, costringendo me a un effetto stereo decisamente non desiderato. Se un giorno di questi entrando in un negozio vi capitasse di trovare una commessa con le unghie glitterate incatenata alla cassa con un filo di lucine intermittenti, be', mi avete trovato.